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30/5/2022

Adolescenti gifted dopo la pandemia: alla ricerca del benessere tra scuola e famiglia

L’adolescenza è un periodo di straordinari cambiamenti, ricco di opportunità ma anche complesso e delicato in cui i ragazzi, gifted e non, sono impegnati nell’affrontare numerosi compiti di sviluppo, il più impegnativo dei quali riguarda l’esplorazione e la definizione della propria identità. Identità che si costruisce attivamente attraverso esperienze sociali e di apprendimento che sostengono l’adoelscente anche nell’iniziare a delineare una traiettoria rispetto al proprio futuro.

 

Negli ultimi due anni l’esperienza della pandemia ha drasticamente modificato la nostra quotidianità. Ci siamo trovati tutti a sperimentare una serie di cambiamenti e sfide emotive che hanno avuto un forte impatto sulle nostre vite, anche a livello psicologico. Non tutti sono riusciti a trovare le risorse per affrontare e navigare in questo periodo complesso senza vivere momenti di significativa sofferenza psicologica. 

Se tutto ciò ha avuto indiscutibilmente un impatto sugli adulti, possiamo facilmente immaginare che la situazione sia stata ancor più sfidante per i bambini e gli adolescenti obbligati ad adattarsi a richieste e limitazioni molto distanti dai loro bisogni e, se pensiamo alla transizione adolescenziale, poco congruenti con un momento di vita in cui si è naturalmente chiamati a sperimentarsi nell’esplorazione di interessi e relazioni fuori dal contesto domestico. 

Non abbiamo ancora un’analisi dettagliata e comprensiva che possa darci un quadro esaustivo dell’impatto della pandemia sulla salute psciologica delle fasce più giovani, l’effetto lo potremo vedere sul lungo periodo. Le ricerche che si sono occupate di esplorare il benessere dei giovani durante la pandemia hanno messo in luce che non tutti i ragazzi sono riusciti a trovare le risorse per gestire al meglio questo momento difficile. In particolare, i ragazzi che, per i più svariati motivi (personali, famigliari, sociali),  stavano già affrontando un periodo di difficoltà, hanno sviluppato un disagio profondo che, nelle situazioni più delicate e complesse, sembra faticare a risolversi.

Specialisti e ricercatori hanno più volte segnalato la preoccupazione per il malessere emotivo e psicologico che i bambini e i ragazzi hanno manifestato: sintomatologia ansiosa, depressione disturbi alimentari e del sonno, manifestazioni di aggressività, disturbi somatici, dipendenza digitale e ritiro sociale, fino alle situazioni più dolorose in cui i ragazzi hanno “attaccato il corpo”. 

È bene però mantenere uno sguardo alla complessità e ai differenti livelli interpretativi, per non scivolare all’interno di una spiegazione semplicistica causa-effetto; probabilmente, come molti specialisti hanno evidenziato, la situazione pandemica con il cambio di vita che ha imposto, ha semplicemente fatto da detonatore ad una sofferenza che era già presente da tempo nelle fasce più giovani, e che ha origine anche a partire dai cambiamenti del contesto sociale e dalle richieste di una società sempre più competitiva, incapace di dare sicurezze. La sfida della pandemia, sembra aver così legittimato i ragazzi ad esprimere con forza le loro difficoltà, le loro paure e il loro dolore; chiedendo aiuto e risposte al mondo adulto. In primis alla famiglia e alla scuola. 

Le agenzie educative, a loro volta impegnate nella gestione dell’emergenza, si sono trovate a fronteggiare queste manifestazioni dolorose, non avendo sempre gli strumenti e le forze per ascoltare e contenere la sofferenza, dando risposte ai bisogni espressi dei ragazzi.

 

Quotidianamente durante la nostra attività di consultazione psicologica con ragazzi gifted e non, incontramo adolescenti che hanno un disperato bisogno di trovare delle risposte. Questi ragazzi guardano al futuro desiderando che il senso di incertezza (a volte di paura) e il senso di perdita provati in questo lungo periodo svaniscano, portando con sé tutte quelle emozioni negative che ancora, alcuni di loro, faticano a gestire, nonostante la fase emergenziale sembri essere passata. In realtà, purtroppo, gli strascichi emotivi, relazionali e psicologici che la pandemia sembra averci lasciato sono destinati ad accompagnarci per il prossimo futuro e le ricerche in merito alle conseguenze dei cambiamenti nella didattica, nella vita famigliare e sociale dei ragazzi sembrano dimostrarlo.

In Europa e nel mondo le prime ricerche sembrano mostrare un quadro negativo rispetto alle conseguenze che la didattica a distanza (DAD) ha avuto sui ragazzi, ad esempio una ricerca condotta da Save the Children nel 2020 ha mostrato come durante la pandemia circa il 70% dei genitori abbia visto i propri figli più nervosi, tristi, insicuri e con aumentate problematiche del sonno. 

Un’indagine sui giovani tra i 18 e i 25 anni realizzata da “Sociometrica” per la Fondazione “Italia in salute” ha rilevato che un giovane su tre soffre di sintomi depressivi legati all’emergenza Covid-19 e, in generale, viene messo in evidenza che l’impatto psicologico dell’emergenza è significativo tra i  giovani a causa della drastica limitazione della vita sociale.

Uno studio canadese condotto dall’università di Calgary ha messo in luce che il 57% degli intervistati tra i 15 e 17 anni considera peggiorata la propria salute psicologica  (DefineTheLine, 2020) e uno studio longitudinale inglese ha confrontato lo stato di salute psicologica prima e durante il lockdown in ragazzi nella fascia d’età 16-24 anni, evidenziando che i livelli di stress sembrano essere aumentati di circa il 13% (Pierce et al., 2020).

Ancora più critica sembra essere la situazione delineata dalla recente pubblicazione (2021) della “Fondazione Mondino” dell’istituto Neurologico Nazionale di Pavia, la quale mostra un aumento tra gli adolescenti di problemi psicologici gravi e di richieste di ricovero.

Purtroppo le misure messe in atto per il contenimento del virus sembrano aver condotto anche ad un aumento dell’abbandono scolastico dovuto all’aggravamento dello stato di stress e ansia tra gli studenti e della mancata risposta della scuola alle loro richieste di aiuto.

Durante l’inverno appena trascorso i ragazzi sono scesi in campo pubblicamente, si è verificato un incremento delle occupazioni nelle secondarie di secondo grado al fine di rivendicare i loro diritti e sensibilizzare sulle problematiche sorte in questi anni. Le richieste dei ragazzi non lasciano dubbi sulla loro consapevolezza della situazione: rivendicano un maggiore interesse del mondo della scuola verso il benessere psicologico degli studenti e il loro diritto di pari opportunità, oltre che il diritto all’educazione. Molti studenti dichiarano come nel contesto educativo, in particolar modo con la DAD, il focus delle scuole sia stato quello di trasmettere nozioni, senza comprendere appieno la necessità di ascolto dei bisogni dei ragazzi, supportandoli nella consocenza ed espressione di sé stessi, nella scoperta e condivisione delle proprie potenzialità e aspirazioni.

 

Quali possibili ricadute per gli adolescenti gifted? 

Considerando il quadro generale appena delineato e l’incertezza che caratterizza il contesto sociale, economico e geopolitico attuale, ci siamo interrogati sull’impatto di questi cambiamenti sugli adolescenti gifted che, come sappiamo, pur nelle differenze dei loro profili, presentano particolari risorse quali la sensibilità, la capacità di problem solving e la creatività.

I ragazzi gifted preadolescenti e adolescenti che incontriamo mostrano una profonda consapevolezza delle situazioni e dei loro bisogni, non sempre però riescono a mettere in campo le loro risorse per gestire quelle situazioni frustranti che li mettono in difficoltà a livello emotivo. In particolare il tema della scuola e, più in generale del percorso formativo/professionale sono dei temi molto caldi, che riguardano quasi la totalità dei ragazzi che incontriamo. 

A seguito degli eventi degli ultimi anni, sono oggi numerosi i contatti di genitori di ragazzi adolescenti che ci chiedono supporto per l’insorgenza di malessere relativo alla scuola che, in alcuni casi sfocia in una forte disaffezione e al drop-out. La punta dell’iceberg in genere la possiamo vedere in relazione all’ underachievement.

Come sappiamo l’undearchievement è un fenomeno complesso che ha a che fare con numerose e differenti variabili che riguardano l’interdipendenza tra le caratteristiche della persona e quelle del contesto scolastico e famigliare (Ritchotte et al., 2014). 

In merito alle variabili individuali che co-occorrono all’insorgenza del problema possiamo avere un marcato tratto di perfezionismo, difficoltà emotive, bassa autostima e/o disturbi dell’ apprendimento non diagnosticati, ma le variabili che sembrano giocare un ruolo centrale nella traiettoria di underachievement sembrano essere principalmente legate ad un fragile senso di autoefficacia, difficoltà di auto-regolazione, e basse aspettative di successo.

A livello di contesto scolastico la possibilità di avere accesso ad adeguate stimolazioni in merito all’apprendimento e di essere accolti e compresi dai docenti, nonché la possibilità di sentirsi parte di un gruppo, sono gli aspetti più incisivi. Infatti vi sono studi che hanno messo in luce come l’inserimento di correttivi a livello del contesto scolastico e sociale possono influenzare positivamente lo studente, riducendo il rischio di underachivement e, nei casi più gravi di drop-out scolastico. A livello famigliare i principali fattori protettivi sono legati alla presenza di una famiglia con dei buoni livelli di alleanza educativa genitoriale, comunicazione e flessibilità, nonché ad un atteggiamento di “protezione flessibile” (Scabini, 1995) che da un lato assicura la continuità affettiva della relazione ma, dall’altro, sostiene il giovane nell’esplorazione di sé e del mondo, anche al di fuori dell’abituale “comfort zone”. Siamo in una situazione in cui è importante che i ragazzi siano disposti a correre dei rischi per raggiungere i loro obiettivi e in cui i genitori devono essere disposti a lasciarli rischiare. Questo cambiamento di assetto relazionale, tipico della transizione adolescenziale, è un’impresa congiunta che riguarda l’intero nucleo famigliare perché implica una rinegoziazione della relazione che ha importanti ricadute sui precedenti equilibri legati al binomio connessione-autonomia. 

 

Quali strategie possiamo mettere in campo?

Capacità metacognitive e funzioni esecutive ben allenate sono strumenti centrali per gestire al meglio gli apprendimenti. Sia a livello scolastico  che famigliare consigliamo di sostenere i ragazzi nello sviluppo delle strategie di autoregolazione e di promuovere lo sviluppo di un mindset dinamico, con ricadute positive sull’autoefficacia e l’immagine di sé.

È bene inoltre ricordare l’importanza di sostenere i ragazzi ad uscire dalla propria comfort zone, nessuno cresce e migliora senza sperimentarsi e senza rischiare. Per raggiungere degli obiettivi e buoni esiti è necessario essere disposti a lavorare anche in quelle aree in cui non si è sicuri del risultato che si potrà ottenere. È quindi importante incoraggiare i ragazzi a sperimentare, esplorare, considerare nuove possibilità, soprattutto se sono inedite e fanno un po’ paura. 

Infine, in merito alla scuola ricordiamo ai docenti che cambiare il modo in cui viene veicolata la didattica e aumentare la complessità del compito è sicuramente centrale ma non basta. L’apprendimento ha una forte base emotiva e relazionale, è quindi molto importante coltivare una positiva relazione docente-studente-gruppo classe, condizione che favorisce lo sviluppo di un positivo senso di appartenenza ad un contesto di apprendimento che viene percepito come sicuro, accogliente e stimolante. 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

 

Duraku, Z. H., & Hoxha, N. (2020). The impact of COVID-19, school closure, and social isolation on gifted students’ wellbeing and attitudes toward remote (online) learning. Impact of the COVID-19 Pandemic on Education and Wellbeing; Duraku, ZH, Ed, 130-169.

Kaya, F., & Islekeller-Bozca, A. (2021). Experiences of gifted students during the COVID-19 pandemic in Turkey. Gifted Education International, 02614294211069759.

Pierce, M., Hope, H., Ford, T., Hatch, S., Hotopf, M., John, A., ... & Abel, K. M. (2020). Mental health before and during the COVID-19 pandemic: a longitudinal probability sample survey of the UK population. The Lancet Psychiatry7(10), 883-892.

 

Ritchotte, J.A., Matthews M.S.,  Flowers C.P. "The validity of the achievement-orientation model for gifted middle school students: An exploratory study." Gifted Child Quarterly 58.3 (2014): 183-198.

 

 

 

 

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