artemislab si pone quotidianamente l'obiettivo di aiutare e supportare le famiglie ed il sistema scolastico a identificare, comprendere e sostenere le esigenze particolari degli individui ad alto potenziale cognitivo, offrendo servizi psicologici specializzati a famiglie, insegnanti e bambini/ragazzi gifted e di talento.
Da qualche anno si sente parlare sempre più spesso di bambini/ragazzi gifted, ma sull'argomento vi è ancora un certo alone di mistero... Frequentemente insegnanti, genitori, ma anche specialisti e operatori si interrogano su cosa si intenda effettivamente con il termine “giftedness” o “plusdotazione”.
Il termine anglosassone “gifted” viene tradotto in Italiano con le parole plusdotato, iperdotato o alto potenziale cognitivo (APC) e, a differenza del pregiudizio comune, non sta ad indicare il “genio”.
Nonostante il quoziente intellettivo sia un elemento importante nel processo di identificazione, dobbiamo tenere conto della singolarità dell'individuo: la plusdotazione può essere definita come una complessa costellazione di caratteristiche cognitive, emotive, motivazionali e comportamentali, che necessita di impegno e di opportune condizioni di contesto per svilupparsi, portando così l'individuo a raggiungere livelli di eccellenza in una o più aree di interesse nella cultura di appartenenza. In questa cornice lo sviluppo del potenziale rappresenta quindi una possibilità e non una certezza. Pur non negando il rilevante ruolo della genetica, lo sviluppo del potenziale dipende fortemente dall'interdipendenza dinamica tra l'individuo, i contesti di crescita e i rischi e le opportunità che può incontrare lungo la traiettoria di sviluppo.
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Promuovere i punti di forza del cuore. 8 consigli ai genitori di bambini brillanti. Di Steven I. Pfeiffer PHD, ABPP Professore Emerito Florida State University
Il presente articolo è un estratto tradotto, riadattato e approvato dal Prof. Pfeiffer, di un più ampio articolo che anticipa la prossima uscita del suo nuovo libro. Potete trovare l’articolo originale completo al seguente link: https://www.creativitypost.com/article/raising-resilient-well-adjusted-and-successful-smart-kids Promuovere i punti di forza del cuore. 8 consigli ai genitori di bambini brillanti. Di STEVEN I. PFEIFFER, PHD, ABPP Professore Emerito Florida State University Sono stato invitato a scrivere un libro rivolto ai genitori, su come crescere bambini resilienti, consapevoli, ottimisti, felici e sicuri di sé. Che grande onore e che sfida immensa! Volevo che il libro fosse autorevole, basato sulla scienza e non sulle opinioni, ma volevo anche che fosse immediatamente leggibile e comprensibile per il pubblico dei non addetti ai lavori, non scritto per i colleghi accademici. L'editore Routledge/Taylor & Francis Group era a conoscenza del mio lavoro clinico e di consulenza nel campo della plusdotazione e del talento, inizialmente alla Duke University e, più recentemente, alla Florida State University. Inoltre, l'editore era a conoscenza delle mie ricerche, dei miei scritti e delle mie conferenze sui punti di forza del cuore (strengths of the hearth), quelli che io considero il triplice pacchetto di "super tratti" socio-emotivi. Nel mio modello dei punti di forza del cuore, il triplice pacchetto è costituito dall'intelligenza emotiva, dai punti di forza del carattere e dalle abilità sociali. L'editore era interessato a un libro pratico per i genitori basato sul mio modello dei punti di forza del cuore: cosa sono, perché fanno davvero la differenza nella vita dei ragazzi brillanti e come i genitori li possono promuovere. Il titolo di questo libro di prossima pubblicazione è: Parenting from the Heart: Raising Resilient and Successful Smart Kids. Quando, nel 1988, ho inizialmente proposto l’idea dei punti di forza del cuore, ero al corrente di non avere fatto scoperta di una nuova e rivoluzionaria teoria psicologica. Piuttosto, stavo tessendo un modello unificato che incorporava tre filoni ben consolidati: l'intelligenza emotiva, le abilità sociali e i punti di forza del carattere. I bambini brillanti con punti di forza del cuore ben sviluppati hanno molte più probabilità di avere una mentalità positiva, di essere socialmente consapevoli e di saper cogliere il punto di vista di altri con background e culture diverse. E sono molto più abili nel mantenere relazioni sane e gratificanti. Inoltre, è molto più probabile che siano responsabili nel prendere decisioni. Questa idea ha guidato la mia passione per i punti di forza del cuore. Parte della motivazione ( in realtà, il fuoco nella mia pancia! ) che mi ha spinto a concentrarmi sui punti di forza del cuore nel corso della mia carriera è stata la preoccupazione per l'ossessione miope della nostra cultura nei confronti dei punteggi dei test del QI, dei voti, delle classifiche di classe, del rendimento accademico e della costruzione di curricula pesanti per i ragazzi più brillanti. I genitori con cui lavoro sembrano troppo spesso preoccupati di volere che i loro figli intelligenti entrino in università prestigiose e d'élite. Come se questo fosse il biglietto per una vita felice. Da qualche parte, lungo la strada, questi genitori hanno perso di vista l'importanza di sviluppare il "bambino nella sua interezza". Non solo "i punti di forza della mente", ma anche il cuore e l'anima del bambino! Il clinico che è in me ha riconosciuto che le abilità sociali, l'intelligenza emotiva e i punti di forza del carattere sono essenziali anche per i bambini più intelligenti per ottimizzare le loro capacità umane e crescere resilienti, attenti, compassionevoli, autosufficienti, e ottimisti. Condivido con voi otto consigli sulla genitorialità basati sul mio modello dei punti di forza del cuore. 1 Accetta il fatto che tuo figlio è diverso. È importante riconoscere che ogni bambino è unico e non esistono due bambini uguali, nemmeno fratelli o gemelli che crescono nella stessa famiglia! I bambini brillanti differiscono in molti modi dai loro coetanei; hanno esigenze speciali che spesso sfidano e confondono gli insegnanti, i coetanei e gli altri. Probabilmente ve ne siete già resi conto se avete un bambino di talento a casa; avere un figlio con esigenze speciali può rappresentare un ulteriore onere per voi genitori. Troppo spesso, infatti, gli insegnanti non capiscono o non valorizzano le peculiari esigenze socio-emotive e di apprendimento del vostro bambino di talento, le sue lotte per inserirsi e, spesso, il suo sviluppo asincrono, le sue sovreccitabilità, la sua maggiore reattività emotiva e i suoi comportamenti bizzarri. 2 Informati sulla plusdotazione e sull’educazione di bambini ad alto potenziale. La lettura di libri di auto-aiuto è fondamentale per aiutarvi a imparare il più possibile sulla plusdotazione e sulle eccezioni. Per molti anni ho tenuto un corso molto popolare intitolato "Psicologia del talento e dello sviluppo dei talenti" nel campus della Florida State University. I miei studenti più impegnati e appassionati erano genitori di bambini ad alto potenziale! Hanno tratto immenso beneficio dalla lettura di libri, siti web, ascolto di podcast e dalla partecipazione a conferenze e workshop sulla plusdotazione e genitorialità offerti da organizzazioni come NAGC e SENG. 3 Impara a difendere i diritti di tuo figlio. Assumere il ruolo di difensore dei diritti del proprio figlio è una responsabilità pesante ma importante, a volte essenziale. La maggior parte degli adulti presenti nella vita di vostro figlio hanno una comprensione molto limitata della plusdotazione. Troppi educatori e politici non considerano i bambini brillanti come una priorità, molti considerano i genitori invadenti. Potrebbe essere quindi necessario educare, informare e correggere le percezioni errate e i miti su questi bambini. Difendere i diritti dei vostri figli richiede uno stile interattivo calmo e temperato, pieno di tatto ma anche sicuro di sé e consapevole. Molti genitori di bambini brillanti trovano necessario confrontarsi con gli insegnanti e con il preside dei loro figli. L'attività di sensibilizzazione può quindi diventare estenuante e scomodamente conflittuale. È necessario imparare quando e con chi intraprendere le proprie battaglie, quando tirarsi indietro e come scendere a compromessi con garbo e grazia (Kennedy-Moore, 2019). 4 Incoraggia i punti di forza di tuo figlio. Ogni bambino nasce con un profilo di abilità unico, compresi i bambini gifted. Per esempio, alcuni bambini mostrano, fin da piccoli, un'abilità straordinaria nel giocare a scacchi o nel suonare uno strumento musicale. Altri bambini gifted ci sorprendono, già in tenera età, con un talento teatrale quasi soprannaturale o con capacità artistiche, ginniche, matematiche, di lettura, di problem solving, atletiche o spaziali. La gamma dei potenziali doni è limitata solo da ciò che ha valore per la società in cui viviamo (Pfeiffer, 2015). Inoltre, molti bambini brillanti possiedono più doni. Naturalmente, non si tratta mai di una semplice questione di natura vs educazione. Fin dalla nascita, c'è infatti un rapporto intimo, continuo e sinergico tra i doni innati e la disponibilità dei genitori, della scuola e della comunità a favorire questi doni nascenti. 5 Rafforza la tenacia e la grinta I bambini prosperano quando sono incoraggiati fin da piccoli a lavorare sodo, imparando a godere di compiti difficili e impegnativi e a non arrendersi quando il gioco si fa duro. Dovete stabilire aspettative realistiche ma ragionevolmente alte per le prestazioni di vostro figlio. I bambini gifted fioriscono quando i genitori si concentrano sull'impegno profuso e non sul risultato o sul voto. Questa attenzione al processo e allo sforzo sviluppa nel bambino una mentalità positiva. Gli errori, i fallimenti e le delusioni devono essere incoraggiati e valorizzati. Naturalmente, i bambini gifted preferiscono ricevere un lavoro scolastico che sia adeguatamente impegnativo dal punto di vista intellettuale e che sia significativo dal punto di vista personale; questi bambini devono tuttavia imparare ad accettare di buon grado il fatto che non tutti i compiti, i progetti o i regimi di allenamento sono divertenti, attraenti o pertinenti. Come genitori, avete un ruolo fondamentale nell'aiutare il vostro bambino gifted ad accettare questa importante lezione di vita. L'eccessiva enfasi sulle prestazioni - in ambito accademico, sportivo, artistico o in qualsiasi altro campo o settore - può creare ansia, timore e paura di fallire, anziché creare ciò a cui miriamo: gioia, spontaneità, passione, autodisciplina, creatività e amore per l'apprendimento. Genitori che incoraggiano valori come il duro lavoro, la perseveranza, il piacere delle sfide, il non arrendersi mai e l'essere intellettualmente curiosi e creativi, trasmettono un messaggio potente ai bambini gifted e di talento, stabilendo atteggiamenti e convinzioni coerenti con il perseguimento di obiettivi elevati e lo sviluppo del proprio potenziale (Pfeiffer, 2015). 6 Sì alla disciplina e alla definizione di regole familiari. Per tutti i bambini è fondamentale che le aspettative dei genitori e la disciplina familiare siano espresse con chiarezza. Aiutare il bambino a capire e rispettare le regole a casa lo aiuta a capire e rispettare le regole a scuola e nel quartiere quando crescerà. È quasi impossibile per un bambino crescere nella società complessa, multiculturale e diversificata di oggi diventando un bambino sicuro di sé e resiliente senza accettarne le regole. Insegnare ai bambini a comprendere e accettare le regole, i limiti della famiglia e la disciplina li aiuta ad acquisire competenze sociali fondamentali su come andare d'accordo con gli altri, mantenere amicizie, gestire conflitti e disaccordi e controllare le proprie emozioni. La disciplina e le regole familiari comunicano inoltre un senso di sicurezza e di amore da parte dei genitori. 7 Non essere un genitore eccessivamente competitivo o invadente. Probabilmente avete sentito parlare o conoscete un genitore che vive attraverso il proprio figlio dotato. Sono troppo legati emotivamente al loro bambino di talento e assorbiti dai suoi risultati. È lo stereotipo della "madre tigre" o della "mamma da palcoscenico". Questo comportamento sconsiderato da parte di genitori tigre troppo coinvolti si può verificare sui campi da gioco, ma anche sui palcoscenici, negli studi d'arte, nelle aule, nei laboratori e in qualsiasi ambiente in cui i bambini ad alto potenziale sviluppano i loro talenti speciali. 8 Non trascurare le esigenze socio-emotive del bambino. Quando i bambini gifted possiedono abilità sociali adeguate all'età e alla società in cui vivono, intelligenza emotiva e punti di forza del carattere, è più probabile che utilizzino i loro talenti in modo intelligente per ottenere buoni risultati nella vita (Pfeiffer, 2017). È inoltre molto più probabile che abbiano una mentalità positiva. Avranno maggiori probabilità di essere socialmente consapevoli e di apprezzare il punto di vista di altre persone con background e culture diverse. Saranno molto più predisposti a mantenere relazioni sane e gratificanti, a prendere decisioni responsabili e ad affrontare con successo le numerose sfide della vita. Bibliografia Kennedy-Moore, E. (2019). Kid confidence: Help your child make friends, build resilience, and develop real self-esteem. Oakland, CA: New Harbinger Publications. Pfeiffer, S. I. (2003). Psychological considerations in raising a healthy gifted child. In P. Olszewski-Kubilius, L. Limburg-Weber, & S. I. Pfeiffer (Eds.). Early gifts: Recognizing and nurturing children’s talents (pp. 173-185). Waco, Texas: Prufrock Press. Pfeiffer, S. I. (2013a). Lessons learned from working with high-ability students. Gifted Education International, 29, 86-97. Pfeiffer, S. I. (2013b). Serving the gifted. New York: Routledge. Pfeiffer, S. I. (2015). Essentials of gifted assessment. Hoboken, New Jersey: Wiley. Pfeiffer, S. I. (2017). Success in the classroom and in life: Focusing on strengths of the head and strengths of the heart. Gifted Education International, 33, 95-101. Pfeiffer, S. I., & Jarosewich, T. (2023). Gifted Rating Scales™ 2. Ontario, Canada: MHS.
Leggi tuttoMaestra, qual è l'ultimo numero? di Valeria Bertolotti
Precocità, velocità e tante tante domande… la plusdotazione negli anni prescolari Quando si parla di studente plusdotato si è abituati a fare riferimento alla scuola primaria o secondaria, e difficilmente si pensa ai bambini della scuola dell’infanzia o a quelli ancora più piccoli. Tuttavia è possibile che, durante i primi anni di vita, i bambini con un elevato potenziale manifestino particolari doti e talenti, o peculiarità caratteriali che li distinguono dalla media dei loro coetanei, tanto da sembrare “fuori dal coro”. Durante la mia esperienza di insegnante presso una scuola dell’infanzia ho avuto l’occasione di toccare con mano queste peculiarità di sviluppo; relazionarsi quotidianamente con bambini e bambine particolarmente dotati dal punto di vista intellettivo è stimolante ma anche, per certi versi, faticoso. Talvolta è difficile fornire stimoli adeguati alle loro abilità o coinvolgerli in attività didattiche sfidanti, soprattutto se si considera l’esigenza di portare avanti l’intero gruppo classe. Allo stesso tempo però, spesso è sufficiente dare loro uno spazio di parola e di ascolto, dove possano sintonizzarsi con l’adulto e dare sfogo alle proprie curiosità e intuizioni. Ricordo di un bambino di 4 anni preoccupato rispetto all’età avanzata della nonna e concentrato nel calcolare quanti anni sarebbe dovuta vivere ancora per poterlo veder adulto… Esistono differenti “livelli” di plusdotazione, ed essa si può tradurre in particolari attitudini che possono interessare i più svariati ambiti: dall’arte allo sport, dalla matematica alle abilità sociali, dalla musica alle capacità di lettoscrittura… Indipendentemente dalle differenze individuali, sono tre i segnali che contraddistinguono la plusdotazione in età prescolare: • Precocità nel raggiungimento delle principali tappe evolutive • Velocità di apprendimento • Elevata curiosità che porta i bambini ad essere autodidatti, e a costruirsi un personale bagaglio di conoscenze rispetto agli ambiti di interesse Già dai primi mesi di vita dei bambini si possono osservare alcuni tratti caratteristici e indicativi di un’elevata intelligenza. Vediamone alcuni: • Dalla nascita ai 4 mesi: contatto visivo fin dai primi istanti di vita, sempre vigile e attento a ciò che succede, non ama essere lasciato solo e richiede compagnia e interazione con l’adulto • Dai 4 mesi ai 12 mesi: raramente mette i giochi in bocca, presta molta attenzione, conosce le routine, fa “ciao ciao” con le manine, inizia a lallare (ma-ma, pa-pa…) • Dai 12 ai 18 mesi: sorprendente coordinazione oculo-manuale nei giochi ad incastro e nei “fuori e dentro”, interesse per libri e puzzle per bambini più grandi, evidente interesse per lettere, numeri, libri e conversazione • Dai 18 ai 24 mesi: linguaggio sviluppato e corretto, elevata comprensione dei discorsi delle altre persone, capacità di memorizzazione di intere canzoni (parole e melodia), tenacia (deve far da solo e riprovarci finché non ce aha fatta) e prepotente (perde subito la pazienza con bambini che non fanno ciò che vuole), senso dell’umorismo, interesse ai sentimenti altrui, necessità di sapere il “perché” • Dai 2 ai 3 anni: inizia ad essere notato dalle persone al di fuori della famiglia, profondo interesse per la scrittura di lettere e numeri, tendenza a correggere l’adulto, memoria per promesse fatte e non mantenute, capricci se viene “mandato all’aria” qualcosa che stava per completare, lettura di prime parole (etichette, segnali stradali, nomi dei famigliari..) • Dai 3 ai 4 anni: parla tantissimo e pone moltissime domande, prepotente, creativo, astuto, abile al PC, sempre più interessato ai libri e desideroso di trovare risposte alle curiosità • Dai 4 ai 5 anni: molti iniziano a leggere da soli semplici libri, si interrogano sul senso della vita/religione/questioni etiche ed ambientali, lessico e memoria eccellenti, estrema abilità nell’uso di PC e videogame Facendo riferimento al contesto scolastico, in un’ottica inclusiva riuscire a identificare le particolari caratteristiche di apprendimento ed i bisogni socio-emotivi di questi bambini sarebbe di grande aiuto per l’intero gruppo classe; ciascun alunno potrebbe beneficiare di un approccio educativo ritagliato su misura rispetto alle esigenze di ognuno. Gli alunni che si sentono attivamente coinvolti nel processo di apprendimento sono infatti meno propensi a sviluppare difficoltà di attenzione e comportamenti inappropriati, frequentano più volentieri la scuola e si sentono maggiormente competenti. Così come i bambini con difficoltà di apprendimento beneficiano di programmi facilitati e un ritmo lento e ripetitivo, i bambini con elevate abilità cognitive necessitano di stimolazioni adeguate alle loro capacità e di proposte sfidanti. Riferimenti: Dai lavori di Deborah Ruf https://mcgt.net/preschool-behaviors-in-gifted-children https://fivelevelsofgifted.com/2022/08/22/early-childhood-screening-for-giftedness/
Leggi tuttoAdolescenti gifted dopo la pandemia: alla ricerca del benessere tra scuola e famiglia
L’adolescenza è un periodo di straordinari cambiamenti, ricco di opportunità ma anche complesso e delicato in cui i ragazzi, gifted e non, sono impegnati nell’affrontare numerosi compiti di sviluppo, il più impegnativo dei quali riguarda l’esplorazione e la definizione della propria identità. Identità che si costruisce attivamente attraverso esperienze sociali e di apprendimento che sostengono l’adoelscente anche nell’iniziare a delineare una traiettoria rispetto al proprio futuro. Negli ultimi due anni l’esperienza della pandemia ha drasticamente modificato la nostra quotidianità. Ci siamo trovati tutti a sperimentare una serie di cambiamenti e sfide emotive che hanno avuto un forte impatto sulle nostre vite, anche a livello psicologico. Non tutti sono riusciti a trovare le risorse per affrontare e navigare in questo periodo complesso senza vivere momenti di significativa sofferenza psicologica. Se tutto ciò ha avuto indiscutibilmente un impatto sugli adulti, possiamo facilmente immaginare che la situazione sia stata ancor più sfidante per i bambini e gli adolescenti obbligati ad adattarsi a richieste e limitazioni molto distanti dai loro bisogni e, se pensiamo alla transizione adolescenziale, poco congruenti con un momento di vita in cui si è naturalmente chiamati a sperimentarsi nell’esplorazione di interessi e relazioni fuori dal contesto domestico. Non abbiamo ancora un’analisi dettagliata e comprensiva che possa darci un quadro esaustivo dell’impatto della pandemia sulla salute psciologica delle fasce più giovani, l’effetto lo potremo vedere sul lungo periodo. Le ricerche che si sono occupate di esplorare il benessere dei giovani durante la pandemia hanno messo in luce che non tutti i ragazzi sono riusciti a trovare le risorse per gestire al meglio questo momento difficile. In particolare, i ragazzi che, per i più svariati motivi (personali, famigliari, sociali), stavano già affrontando un periodo di difficoltà, hanno sviluppato un disagio profondo che, nelle situazioni più delicate e complesse, sembra faticare a risolversi. Specialisti e ricercatori hanno più volte segnalato la preoccupazione per il malessere emotivo e psicologico che i bambini e i ragazzi hanno manifestato: sintomatologia ansiosa, depressione disturbi alimentari e del sonno, manifestazioni di aggressività, disturbi somatici, dipendenza digitale e ritiro sociale, fino alle situazioni più dolorose in cui i ragazzi hanno “attaccato il corpo”. È bene però mantenere uno sguardo alla complessità e ai differenti livelli interpretativi, per non scivolare all’interno di una spiegazione semplicistica causa-effetto; probabilmente, come molti specialisti hanno evidenziato, la situazione pandemica con il cambio di vita che ha imposto, ha semplicemente fatto da detonatore ad una sofferenza che era già presente da tempo nelle fasce più giovani, e che ha origine anche a partire dai cambiamenti del contesto sociale e dalle richieste di una società sempre più competitiva, incapace di dare sicurezze. La sfida della pandemia, sembra aver così legittimato i ragazzi ad esprimere con forza le loro difficoltà, le loro paure e il loro dolore; chiedendo aiuto e risposte al mondo adulto. In primis alla famiglia e alla scuola. Le agenzie educative, a loro volta impegnate nella gestione dell’emergenza, si sono trovate a fronteggiare queste manifestazioni dolorose, non avendo sempre gli strumenti e le forze per ascoltare e contenere la sofferenza, dando risposte ai bisogni espressi dei ragazzi. Quotidianamente durante la nostra attività di consultazione psicologica con ragazzi gifted e non, incontramo adolescenti che hanno un disperato bisogno di trovare delle risposte. Questi ragazzi guardano al futuro desiderando che il senso di incertezza (a volte di paura) e il senso di perdita provati in questo lungo periodo svaniscano, portando con sé tutte quelle emozioni negative che ancora, alcuni di loro, faticano a gestire, nonostante la fase emergenziale sembri essere passata. In realtà, purtroppo, gli strascichi emotivi, relazionali e psicologici che la pandemia sembra averci lasciato sono destinati ad accompagnarci per il prossimo futuro e le ricerche in merito alle conseguenze dei cambiamenti nella didattica, nella vita famigliare e sociale dei ragazzi sembrano dimostrarlo. In Europa e nel mondo le prime ricerche sembrano mostrare un quadro negativo rispetto alle conseguenze che la didattica a distanza (DAD) ha avuto sui ragazzi, ad esempio una ricerca condotta da Save the Children nel 2020 ha mostrato come durante la pandemia circa il 70% dei genitori abbia visto i propri figli più nervosi, tristi, insicuri e con aumentate problematiche del sonno. Un’indagine sui giovani tra i 18 e i 25 anni realizzata da “Sociometrica” per la Fondazione “Italia in salute” ha rilevato che un giovane su tre soffre di sintomi depressivi legati all’emergenza Covid-19 e, in generale, viene messo in evidenza che l’impatto psicologico dell’emergenza è significativo tra i giovani a causa della drastica limitazione della vita sociale. Uno studio canadese condotto dall’università di Calgary ha messo in luce che il 57% degli intervistati tra i 15 e 17 anni considera peggiorata la propria salute psicologica (DefineTheLine, 2020) e uno studio longitudinale inglese ha confrontato lo stato di salute psicologica prima e durante il lockdown in ragazzi nella fascia d’età 16-24 anni, evidenziando che i livelli di stress sembrano essere aumentati di circa il 13% (Pierce et al., 2020). Ancora più critica sembra essere la situazione delineata dalla recente pubblicazione (2021) della “Fondazione Mondino” dell’istituto Neurologico Nazionale di Pavia, la quale mostra un aumento tra gli adolescenti di problemi psicologici gravi e di richieste di ricovero. Purtroppo le misure messe in atto per il contenimento del virus sembrano aver condotto anche ad un aumento dell’abbandono scolastico dovuto all’aggravamento dello stato di stress e ansia tra gli studenti e della mancata risposta della scuola alle loro richieste di aiuto. Durante l’inverno appena trascorso i ragazzi sono scesi in campo pubblicamente, si è verificato un incremento delle occupazioni nelle secondarie di secondo grado al fine di rivendicare i loro diritti e sensibilizzare sulle problematiche sorte in questi anni. Le richieste dei ragazzi non lasciano dubbi sulla loro consapevolezza della situazione: rivendicano un maggiore interesse del mondo della scuola verso il benessere psicologico degli studenti e il loro diritto di pari opportunità, oltre che il diritto all’educazione. Molti studenti dichiarano come nel contesto educativo, in particolar modo con la DAD, il focus delle scuole sia stato quello di trasmettere nozioni, senza comprendere appieno la necessità di ascolto dei bisogni dei ragazzi, supportandoli nella consocenza ed espressione di sé stessi, nella scoperta e condivisione delle proprie potenzialità e aspirazioni. Quali possibili ricadute per gli adolescenti gifted? Considerando il quadro generale appena delineato e l’incertezza che caratterizza il contesto sociale, economico e geopolitico attuale, ci siamo interrogati sull’impatto di questi cambiamenti sugli adolescenti gifted che, come sappiamo, pur nelle differenze dei loro profili, presentano particolari risorse quali la sensibilità, la capacità di problem solving e la creatività. I ragazzi gifted preadolescenti e adolescenti che incontriamo mostrano una profonda consapevolezza delle situazioni e dei loro bisogni, non sempre però riescono a mettere in campo le loro risorse per gestire quelle situazioni frustranti che li mettono in difficoltà a livello emotivo. In particolare il tema della scuola e, più in generale del percorso formativo/professionale sono dei temi molto caldi, che riguardano quasi la totalità dei ragazzi che incontriamo. A seguito degli eventi degli ultimi anni, sono oggi numerosi i contatti di genitori di ragazzi adolescenti che ci chiedono supporto per l’insorgenza di malessere relativo alla scuola che, in alcuni casi sfocia in una forte disaffezione e al drop-out. La punta dell’iceberg in genere la possiamo vedere in relazione all’ underachievement. Come sappiamo l’undearchievement è un fenomeno complesso che ha a che fare con numerose e differenti variabili che riguardano l’interdipendenza tra le caratteristiche della persona e quelle del contesto scolastico e famigliare (Ritchotte et al., 2014). In merito alle variabili individuali che co-occorrono all’insorgenza del problema possiamo avere un marcato tratto di perfezionismo, difficoltà emotive, bassa autostima e/o disturbi dell’ apprendimento non diagnosticati, ma le variabili che sembrano giocare un ruolo centrale nella traiettoria di underachievement sembrano essere principalmente legate ad un fragile senso di autoefficacia, difficoltà di auto-regolazione, e basse aspettative di successo. A livello di contesto scolastico la possibilità di avere accesso ad adeguate stimolazioni in merito all’apprendimento e di essere accolti e compresi dai docenti, nonché la possibilità di sentirsi parte di un gruppo, sono gli aspetti più incisivi. Infatti vi sono studi che hanno messo in luce come l’inserimento di correttivi a livello del contesto scolastico e sociale possono influenzare positivamente lo studente, riducendo il rischio di underachivement e, nei casi più gravi di drop-out scolastico. A livello famigliare i principali fattori protettivi sono legati alla presenza di una famiglia con dei buoni livelli di alleanza educativa genitoriale, comunicazione e flessibilità, nonché ad un atteggiamento di “protezione flessibile” (Scabini, 1995) che da un lato assicura la continuità affettiva della relazione ma, dall’altro, sostiene il giovane nell’esplorazione di sé e del mondo, anche al di fuori dell’abituale “comfort zone”. Siamo in una situazione in cui è importante che i ragazzi siano disposti a correre dei rischi per raggiungere i loro obiettivi e in cui i genitori devono essere disposti a lasciarli rischiare. Questo cambiamento di assetto relazionale, tipico della transizione adolescenziale, è un’impresa congiunta che riguarda l’intero nucleo famigliare perché implica una rinegoziazione della relazione che ha importanti ricadute sui precedenti equilibri legati al binomio connessione-autonomia. Quali strategie possiamo mettere in campo? Capacità metacognitive e funzioni esecutive ben allenate sono strumenti centrali per gestire al meglio gli apprendimenti. Sia a livello scolastico che famigliare consigliamo di sostenere i ragazzi nello sviluppo delle strategie di autoregolazione e di promuovere lo sviluppo di un mindset dinamico, con ricadute positive sull’autoefficacia e l’immagine di sé. È bene inoltre ricordare l’importanza di sostenere i ragazzi ad uscire dalla propria comfort zone, nessuno cresce e migliora senza sperimentarsi e senza rischiare. Per raggiungere degli obiettivi e buoni esiti è necessario essere disposti a lavorare anche in quelle aree in cui non si è sicuri del risultato che si potrà ottenere. È quindi importante incoraggiare i ragazzi a sperimentare, esplorare, considerare nuove possibilità, soprattutto se sono inedite e fanno un po’ paura. Infine, in merito alla scuola ricordiamo ai docenti che cambiare il modo in cui viene veicolata la didattica e aumentare la complessità del compito è sicuramente centrale ma non basta. L’apprendimento ha una forte base emotiva e relazionale, è quindi molto importante coltivare una positiva relazione docente-studente-gruppo classe, condizione che favorisce lo sviluppo di un positivo senso di appartenenza ad un contesto di apprendimento che viene percepito come sicuro, accogliente e stimolante. Riferimenti bibliografici Duraku, Z. H., & Hoxha, N. (2020). The impact of COVID-19, school closure, and social isolation on gifted students’ wellbeing and attitudes toward remote (online) learning. Impact of the COVID-19 Pandemic on Education and Wellbeing; Duraku, ZH, Ed, 130-169. Kaya, F., & Islekeller-Bozca, A. (2021). Experiences of gifted students during the COVID-19 pandemic in Turkey. Gifted Education International, 02614294211069759. Pierce, M., Hope, H., Ford, T., Hatch, S., Hotopf, M., John, A., ... & Abel, K. M. (2020). Mental health before and during the COVID-19 pandemic: a longitudinal probability sample survey of the UK population. The Lancet Psychiatry, 7(10), 883-892. Ritchotte, J.A., Matthews M.S., Flowers C.P. "The validity of the achievement-orientation model for gifted middle school students: An exploratory study." Gifted Child Quarterly 58.3 (2014): 183-198.
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artemislab è un progetto che mira all'individuazione e al supporto dei soggetti gifted e di talento. Il laboratorio, attraverso un lavoro in team interdisciplinare, si propone di progettare e attivare percorsi di identificazione e di supporto allo sviluppo del potenziale fortemente innovativi, evidence based, che possano essere implementati anche attraverso l'uso delle nuove tecnologie. Attenzione particolare viene data all'intervento sia individuale che familiare su bambini, giovani e adulti ad alto potenziale cognitivo e gifted; infatti il team clinico ha maturato nel corso degli anni una rilevante expertise in questo ambito, attraverso lo sviluppo e l'implementazione di interventi mirati al supporto clinico e psicoeducativo.
Non ci fermiamo alla sola valutazione del quoziente intellettivo, che è solo un tassello del complesso quadro che rappresenta la singolarità dell'individuo, riteniamo centrale la comprensione globale della persona e dei suoi contesti più prossimi, in una prospettiva di promozione delle risorse.
Il nostro modello di riferimento ha una matrice sistemico-relazionale ed integra al suo interno il modello d'intervento orientato alla resilienza, l'approccio immaginativo e la gamification.
Abbiamo un atteggiamento curioso verso la complessità dell'individuo e dei suoi contesti di vita primari, che vediamo come portatori di risorse da elicitare ed integrare per rispondere ai momenti di stress e/o difficoltà. Il nostro sguardo e le nostre azioni sono orientati a promuovere interventi che mirano a sviluppare il potenziale positivo delle persone e dei contesti in cui crescono (es. famiglia, scuola, quartiere, ecc.), al fine di favorire lo sviluppo dei fattori protettivi. Particolare cura viene data allo sviluppo armonico degli aspetti cognitivi ed emotivo-relazionali.
I nostri interventi hanno come obiettivo la tutela e la promozione della salute del singolo e della famiglia nel rispetto della loro unicità. Proprio per questo ogni percorso che proponiamo viene pensato e costruito ad hoc sui bisogni emergenti del singolo e della famiglia, al fine di tutelare e promuovere la salute di tutto il nucleo familiare.
I target delle azioni proposte sono bambini, adolescenti, giovani adulti e adulti ad alto potenziale cognitivo e di talento che necessitano di essere accompagnati a scoprire le proprie risorse e/o ad affrontare un momento di cambiamento e/o vulnerabilità.
Molti dei bambini ragazzi che incontriamo mostrano risorse straordinarie in aree come la matematica, la scienza, la scrittura, il problem-solving e la creatività, il ragionamento verbale e/o visuo-spaziale, le competenze emotive e la leadership, nonché il talento sportivo, artistico o musicale. Non tutti però riescono ad esprimere appieno il potenziale di cui sono dotati, in certi casi perché stanno vivendo un momento di difficoltà e necessitano di essere riconosciuti e sostenuti. Proprio per questo diamo sempre grande rilievo al coinvolgimento della famiglia e della scuola. I genitori ed i docenti sono quindi a loro volta target delle nostre azioni.
Per accedere ai nostri servizi i bambini/ragazzi non devono necessariamente essere stati identificati e certificati come plusdotati, Infatti ci focalizziamo anche su quegli individui che, per le motivazioni più disparate sembrano avere un potenziale “latente”, che necessita delle giuste stimolazioni per potersi esprimere appieno. Un caso tipico riguarda i bambini/ragazzi che presentano una doppia eccezionalità che limita l'espressione del potenziale, soprattutto in ambito scolastico.
Lavoriamo per piccoli step, al fine di fare i passi giusti senza sovraccaricare i bambini. Abitualmente il percorso si sviluppa attraverso 3 passaggi principali ma, sulla base delle specifiche esigenze, il percorso può riconfigurarsi rispetto alle procedure e alle tempistiche. Il nostro modo di operare ci porta a cucire il più possibile l'intervento sullo specifico bambino, diventa perciò fondamentale un approfondito confronto con i genitori. La nostra procedura prevede perciò che venga svolto un primo incontro di consulenza con la coppia genitoriale, finalizzato all'analisi della domanda e alla comprensione della specifica situazione. Sulla base dei contenuti che emergeranno durante l'incontro, i genitori verranno accompagnati e sostenuti nella scelta del percorso più opportuno da intraprendere.
Abitualmente il percorso di scoperta del potenziale viene suddiviso in due momenti, il primo dei quali è dedicato all'incontro con la famiglia e il bambino, a cui si aggiunge l'esplorazione degli indicatori, comportamentali, emotivo-relazionali, familiari e, ove possibile, scolastici. Questo passaggio ha la finalità di esaminare in modo approfondito i livelli di osservazione individuale, familiare e sociale, nonché un primo indicatore cognitivo.
A questo punto si valuterà l'opportunità di consigliare ai genitori di proseguire il percorso con il secondo momento che prevede l'assessment del potenziale attraverso la somministrazione di tutta la batteria per la valutazione del funzionamento cognitivo.
Quando riteniamo che il bambino non sia pronto sostenere l'asssessment o che non ci siano i presupposti, invitiamo la famiglia a non proseguire. Restituiamo comunque ai genitori un feedback con delle indicazioni su quanto emerso e sugli interventi che a nostro avviso potrebbero essere utili al benessere del bambino e della famiglia.
I bambini/ragazzi ad alto potenziale devono affrontare sfide di sviluppo uniche, profondamente connesse ai loro doni e al modo in cui i pari e la società li percepisce. Presso il nostro centro è possibile accedere a percorsi di consulenza psicologica e psicoterapia, individuale e di gruppo, utili a stimolare l'utilizzo delle proprie risorse per attivare strategie di fronteggiamento, funzionali ed efficaci, rispetto alle situazioni quotidiane che si configurano come fattori di stress. Tra le questioni per cui più comunemente viene richiesto il nostro aiuto troviamo:
situazioni di malessere psicologico legate alla difficoltà nel gestire le emozioni negative che originano dal conflitto tra i propri bisogni di apprendimento e le proposte didattiche che nei casi più complessi possono portare a manifestazioni psicosomatiche, underachievement, disaffezione scolastica fino all'interruzione del percorso di studi;
situazioni di malessere psicologico legate a sentimenti di solitudine e inadeguatezza legati alla difficoltà di entrare in relazione con i pari, condividendo con loro il proprio modo di percepire il mondo e i propri interessi. Questa difficoltà sembra farsi maggiormente sentire in adolescenza, dove il desiderio di appartenere al gruppo può portare il/la ragazzo/a a provare sentimenti ambivalenti verso sé stesso/a, i propri valori ed interessi. Sono inoltre frequenti situazioni di sofferenza legate a dinamiche di gruppo disfunzionali e prevaricazione tra pari, che esacerbano la situazione di isolamento;
situazioni di malessere psicologico connesse alla difficoltà a gestire la frustrazione e nel regolare i vissuti emotivi. Inoltre nei casi in cui il bambino /ragazzo presenta elevati livelli di perfezionismo e aspettative molto alte verso le proprie performance, può innescarsi una spirale negativa che va a ledere l'autostima e l'autoefficacia percepita, con conseguente ritiro dalle relazioni e disaffezione verso gli apprendimenti;
situazioni di ritiro sociale accompagnate da un eccessivo utilizzo dei device tecnologici;
supporto rispetto alla confusione che la transizione adolescenziale porta con sé. Accompagniamo i/le ragazzi/e a riflettere sui propri bisogni e ad intessere l'intricata ed affascinante maglia della propria identità;
situazioni in cui i/le ragazzi/e chiedono il nostro aiuto per orientarsi rispetto al percorso scolastico o professionale.
I genitori dei bambini ad alto potenziale devono affrontare sfide uniche legate alle specifiche peculiarità che la plusdotazione porta con sé. Non è semplice crescere un bambino appassionato e curioso che appare un piccolo adulto rispetto alle capacità di ragionamento e al modo in cui si esprime, ma che spesso fatica a gestire le proprie emozioni, la frustrazione e le relazioni. Inoltre, per i genitori, può essere faticoso gestire la pressante richiesta di stimoli, legate al profondo desiderio di conoscenza che manifesta il bambino.
La questione si fa ancora più complessa quando in famiglia ci sono più figli. Proprio per questo, a differenza dei pregiudizi comuni, molti genitori si sentono impreparati nell'affrontare il proprio ruolo, si sentono soli e spesso si trovano ad investire tantissime energie sul bambino ad alto potenziale. Questi aspetti possono essere fonte di stress.
Proprio per questo abbiamo sperimentato e avviato un percorso di gruppo per genitori, finalizzato al supporto e all'attivazione positiva delle risorse. Il percorso tratta specifiche tematiche relative alla gestione del bambino/ragazzo ad alto potenziale.
Presso il nostro centro è inoltre possibile accedere ad incontri di consulenza genitoriale e terapie di supporto per i genitori che sentono il bisogno di riflettere sulle caratteristiche della relazione con i propri figli, anche alla luce della propria esperienza, e al fine di migliorare l'alleanza educativa.
Le tematiche che maggiormente ci portano i genitori riguardano:
difficoltà nel gestire la spiccata sensibilità e l'emotività del bambino/ragazzo;
preoccupazioni in merito alla disaffezione scolastica e alla mancanza di motivazione del/della figlio/a;
difficoltà nel gestire la doppia eccezionalità del/della figlio/a;
difficoltà nel costruire un'alleanza educativa nella coppia genitoriale e, di conseguenza nel mettere in atto strategie educative mirate e nel gestire i limiti;
difficoltà nel gestire le dinamiche familiari, in particolare quelle tra fratelli/sorelle;
difficoltà a mantenere un giusto equilibrio tra l'investimento nel ruolo di genitore e i propri spazi personali, anche legati alla coppia;
gestione delle emozioni connesse all'affrontare tematiche identitarie che emergono nel rispecchiamento con il/la figlio/figlia, che spingono il genitore a rivalutare le proprie scelte ed il proprio percorso di vita;
difficoltà nel costruire una solida alleanza educativa con la scuola.
Quando il profilo cognitivo a fronte di straordinarie capacità relative all'abilità generale del bambino /ragazzo, mostra delle fragilità importanti rispetto alle funzioni esecutive di base quali, attenzione, memoria e pianificazione, al fine di sostenere il bambino/ragazzo negli apprendimenti, è possibile accedere a specifici percorsi di training cognitivo. Ciascun percorso, si configura come un allenamento delle abilità cognitive, e viene costruito ad hoc sulle peculiari caratteristiche ed i bisogni del bambino/ragazzo; l'obiettivo è quello di aiutare l'individuo ad utilizzare al massimo le proprie risorse per avere maggiore consapevolezza ed un maggiore controllo sulle attività quotidiane e sulle sfide scolastiche.
I protocolli d'intervento che offriamo si avvalgono dell'uso di strumentazioni tecnologiche innovative, finalizzate a massimizzare gli effetti del training.
I docenti lavorando in prima linea con bambini/ragazzi e le famiglie si trovano spesso nella condizione di dover gestire, all'interno di classi spesso numerose e con poche risorse a supporto, la complessità di storie peculiari e bisogni specifici in un'ottica inclusiva, questo può esser fonte di stress e sentimenti di disagio.
Il benessere del docente è un elemento importantissimo e noi lo abbiamo a cuore. Proprio per questo ci occupiamo di sostenere l'operato dei docenti attraverso incontri di consulenza individuale e/o percorsi di supervisione in piccolo gruppo, finalizzati ad approfondire le situazioni di difficoltà e ad individuare opportune strategie di risoluzione, sostenendo l'attivazione di risorse utili al gruppo classe, nella relazione con gli studenti e con i colleghi. L'attività si svolge presso le nostre sedi e, quando ci è richiesto, nella sede della scuola.
Psicologi, psicoterapeuti e operatori che a vario titolo si occupano dei bambini/ragazzi ad alto potenziale, possono richiedere colloqui di supervisione individuali e/o di gruppo, finalizzati alla riflessione e al supporto nella gestione di uno o più casi incontrati nella propria pratica professionale.
L'incontro di supervisione si configura come uno spazio di confronto dove sviluppare insieme delle riflessioni pratico-operative per gestire al meglio i momenti di difficoltà.
Su esplicita richiesta progettiamo e organizziamo corsi di formazione e seminari per psicologi e docenti sulle tematiche psicologiche connesse allo sviluppo del potenziale.
Riteniamo fondamentale poter essere sempre aggiornati sugli sviluppi della ricerca in ambito evolutivo e clinico.
Collaboriamo con centri di ricerca nazionali ed internazionali al fine di sviluppare sempre nuove conoscenze e competenze per rendere i nostri programmi d'intervento innovativi ed efficaci. Partecipiamo a progetti di ricerca e pubblichiamo articoli scientifici che riguardano le tematiche su cui lavoriamo.
La nostra mission è quella di supportare i bambini e ragazzi ad alto potenziale e le loro famiglie, al fine di creare un ambiente in cui il potenziale di ognuno possa svilupparsi, ed essere sostenuto, attraverso stimolazioni che danno il giusto spazio alla cura dello sviluppo socio-emotivo, e a esperienze di relazione equilibrate e solide.
Le riflessioni scientifiche e la nostra esperienza sul campo, ci permettono di evidenziare come il confronto tra pari e lo scambio emotivo-relazionale rivestono un ruolo centrale per sostenere i bambini/ragazzi gifted e di talento nello sviluppare consapevolezza delle proprie capacità e la motivazione per svilupparle. Inoltre le esperienze di relazione permettono di imparare a conoscere e gestire, in modo costruttivo, anche il limite e la frustrazione che possono derivare da un errore, dall'insuccesso o dal confronto con l'altro e il gruppo.
Per questo motivo abbiamo ideato, secondo il nostro modello di lavoro orientato alla resilienza, esperienze di gruppo, strutturate in laboratori tematici in cui l'interazione e il confronto con individui che hanno uno sguardo sul mondo simile e vivono le medesime esperienze divengono strumenti efficaci per fare positive esperienze di relazione, per poter esprimere se stessi, e per individuare le strategie per affrontare i momenti di difficoltà e stress.
Responsabile clinico, ricerca e sviluppo
Sono psicologa-psicoterapeuta sistemico relazionale, dottore di ricerca in psicologia e danzaterapeuta.
Dal 2005 collaboro come docente all'Università di Pavia, dove attualmente, per il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, sono professore a contratto di Psicologia dell'Adolescenza al corso di laurea magistrale in Psicologia, e di Psicologia Sociale al Corso di Laurea in Terapia della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva e per il corso di Studi in Logopedia.
Esperta in assessment del potenziale
Sono Psicologa-Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale, mi sono formata come psicologa presso l'Università degli Studi di Cagliari, laureandomi con lode, attraverso la stesura di una tesi sperimentale dal titolo "Il compito parola-colore di Stroop come reattivo per lo studio dell'attenzione nei bambini dai 6 ai 10 anni"; ricerca portata avanti per due anni e che ha coinvolto circa 500 bambini frequentanti le scuole primarie dell'hiterland cagliaritano.
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Steven Pfeiffer è Professore Emerito alla Florida State University, dove è stato Professore e Direttore del percorso di Training Clinico per psicologi. In precedenza è stato Professore alla Duke University e direttore del Duke's gifted program, TIP. Inoltre è stato Direttore del Devereux's Institute of Clinical Training & Research, con sede in Villanova, PA, dove ha collaborato presso l'Università della Pennsylvania (Penn) con la Facoltà di Medicina e con la School of Education.
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Maureen Neihart, è una psicologa clinica, con più di 30 anni di esperienza nella consulenza con i bambini plusdotati e le loro famiglie. È professore associato presso il National Institute of Education (NIE) di Singapore.
È autrice di numerosi libri, tra cui The Social and Emotional Development of Gifted Children: What do we Know?, che viene diffusamente utilizzato nei programmi di formazione universitari in Gifted Education.
Specializzanda
Sono Dottoressa in Psicologia. Mi sono laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca; da sempre affascinata dal mondo dell'arte e da tutto ciò è espressione di Sè, ho svolto una tesi sperimentale centrata sulla percezione dell'illusione di Poggendorff nelle rappresentazioni artistiche, esaminando in particolar modo il pannello centrale del trittico di P. P. Rubens, intitolato Deposizione dalla croce. A settembre 2019 ho conseguito il titolo di Laurea Magistrale in Psicologia presso l'Università degli Studi di Pavia, a pieni voti.
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Sono Dottoressa in Psicologia. Ho conseguito la Laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia, con una tesi avente oggetto lo stress in gravidanza e le possibili implicazioni per il bambino durante lo sviluppo; a settembre 2018 ho conseguito la Laurea Magistrale in Psicologia, a pieni voti, presso l'Università degli Studi di Pavia, svolgendo una tesi in ambito sperimentale in cui mi sono occupata di esplorare i bisogni dei familiari di persone affette da dipendenza, con particolare attenzione al punto di vista della figura paterna.
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