Prof.ssa Rollo, il convegno “La plusdotazione in un mondo che cambia”, organizzato per il prossimo 26 giugno in collaborazione con Formazione Continua in Psicologia, sarà una fitta giornata di formazione e approfondimento sul tema della plusdotazione. La ringraziamo per aver accettato il nostro invito a partecipare come relatrice e desideriamo farla conoscere meglio, sia dal punto rivista della sua esperienza professionale che umanana, ai genitori, agli specialisti e ai referenti della scuola che assisteranno all'evento. Qual è il suo background in ambito accademico e professionale? Oggi su quali aree è focalizzata la sua attività?
Sono Professoressa associata di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Unità di Neuroscienze del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, insegno Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione nei corsi di laurea triennali in Scienze e Tecniche Psicologiche e in Scienze dell’educazione e dei processi formativi e inoltre Psicologia dello sviluppo cognitivo e dello sviluppo socio-affettivo nel corso di laurea magistrale in Psicobiologia e neuroscienze cognitive. Ho conseguito il dottorato di ricerca in Psicologia dello sviluppo e della socializzazione all’Università di Padova e svolto un periodo di studio con Katherine Nelson presso il Graduate Center, City University of New York. Sono nel comitato scientifico di diverse riviste su temi inerenti allo sviluppo e all’educazione e socio ordinario dell’Associazione Italiana di Psicologia nella sezione di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione. Sono autrice di libri e pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali, nelle quali sono sviluppate le mie le sue principali tematiche di ricerca, quali le interazioni narrative madre/bambino, l’intersoggettività e la teoria della mente nello sviluppo del bambino e la verifica sperimentale dell’efficacia di metodologie educative (ad esempio, laboratori musicali e di mindfulness) programmate all’interno di contesti scolastici per potenziare funzioni cognitive e socio-emotive e il benessere degli studenti. Negli ultimi anni ho intensificato gli scambi multidisciplinari con le neuroscienze, per portare i dati sul funzionamento del cervello fuori dai laboratori sperimentali e farli camminare nel mondo, soprattutto quello di bambini che apprendono e si emozionano.
Infine, in quanto Delegata del Rettore per il servizio di Counseling Psicologico prima e oggi in quanto Direttrice del Centro Accoglienza e Inclusione (centro servizi di Ateneo), mi interesso anche di inclusione.
Da dove deriva il suo interesse per il mondo della plusdotazione? E’di origine accademica, professionale o personale?
L’interesse per la plusdotazione deriva da quello per l’inclusione e dalle riflessioni fatte nell’ambito della psicologia dell’educazione sull’efficacia delle interazioni insegnamento-apprendimento. Ritengo che gli insegnanti più efficaci siano quelli che riconoscono il fatto che gli studenti dimostrano l’intelligenza in tanti modi diversi e perciò forniscono loro l’opportunità di apprendere in modi che si basano sulle loro capacità. Ad esempio, alcuni studenti possono imparare bene dalle lezioni e dalla lettura. Altri possono apprendere meglio partecipando più attivamente al processo. Gli insegnanti efficaci utilizzano metodi innovativi per andare al cuore dei diversi tipi di intelligenza. Invece di fare in modo che i bambini assorbano passivamente i testi scientifici, ad esempio, un insegnante potrebbe aiutare i suoi studenti a imparare i principi della scienza facendoli uscire per osservare piante e animali oppure facendo esperimenti scientifici in aula. Invece di leggere semplicemente una poesia o un’opera teatrale, un altro insegnante potrebbe fare in modo che i suoi studenti creino costumi e mettano in scena l’opera. In questo modo i bambini e i ragazzi, che potrebbero non riuscire a trarre vantaggio dalle attività accademiche tradizionali, hanno l’opportunità di apprendere attraverso altre abilità come la competenza interpersonale o quella fisica. Ognuno ha diritto a un insegnamento personalizzato, non solo chi ha difficoltà o disturbi di apprendimento, perché nella cultura dell’inclusione tutti siamo speciali. La “specialità” di ciascuno è data dalla peculiarità dei suoi talenti. Riconoscendo che gli studenti possono imparare in modi diversi e avere diversi profili di abilità, gli insegnanti assolvono una funzione educativa che va oltre l’insegnamento delle materie.
Vi ricordate il professor John Keating (magistralmente interpretato da Robin Williams) del film L’attimo fuggente?! Con il suo metodo di insegnamento e con la frase “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita” il docente spinge gli allievi di un collegio maschile del Vermont degli anni Cinquanta a seguire i propri talenti, come ad esempio il talento di Neil per la recitazione. L’obiettivo è promuovere un’ampia gamma di abilità oltre ai tradizionali aspetti cognitivi dell’apprendimento, come la lettura e la matematica, perché ciascuno è unico, con un proprio modo di apprendere e una propria intelligenza perché, come dice un aforisma di Schopenhauer: “Ogni bambino che nasce è in qualche misura un genio”.
Il prossimo 26 giugno parteciperà come relatrice al Convegno “La plusdotazione in un modo che cambia. Valorizzare il dialogo tra cognizione ed emozione”. Su cosa verterà il suo intervento?
Il titolo del mio intervento al convegno è “Emozionare per sviluppare il potenziale… dalle neuroscienze alla relazione educativa inclusiva”. Approfondirò l'immagine di bambino che ci trasmettono le neuroscienze cognitive dello sviluppo: quella di un sistema integrato di emozione e cognizione, di biologia ed esperienza, per poi stimolare i partecipanti con alcune suggestioni sulla cultura dell’inclusione, a partire dal ruolo centrale della relazione educativa. Sappiamo che quella dell’inclusione è una filosofia dell’accettazione di tutte le persone a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, e che un contesto è inclusivo quando si preoccupa di tutte le “diversità”, e pensa a risposte specifiche per ognuna di esse. Nel progettare e organizzare gli ambienti di apprendimento sia nei contesti scolastici che in quelli familiari e riabilitativi, occorre fare in modo che tutti possano partecipare all'apprendimento e alla vita di gruppo, nella maniera più attiva, autonoma e utile possibile. Tutti gli studenti dovrebbero essere ugualmente valorizzati e stimolati, con opportunità di apprendimento coerenti con il loro potenziale e le loro inclinazioni, questo vale anche per gli studenti gifted che, purtroppo, ancora oggi, non sempre trovano risposte adeguate ai loro bisogni nel contesto scolastico. Molti sono ancora i miti che rendono difficile la loro identificazione e il loro supporto. L'attitudine del docente verso le specificità dello studente ha un ruolo centrale nello sviluppo di una relazione educativa capace di stimolare la passione per le aree di studio, attraverso un buon equilibrio tra accoglienza e opportuni livelli di sfida.
Per maggiori informazioni e per iscriversi al convegno online “La plusdotazione in un mondo che cambia. Valorizzare il dialogo tra cognizione ed emozione” https://formazionecontinuainpsicologia.it/.../convegno.../