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4/3/2021

Plusdotazione e scuola: quali aspetti normativi?

In più occasioni ci è capitato di aprire delle riflessioni su come la scuola e la famiglia siano i contesti educativi primari, co-protagonisti rispetto alla possibilità che il potenziale intellettivo, emotivo e relazionale degli studenti gifted si possa realizzare.

In particolare, sappiamo che gli studenti plusdotati, a scuola, dovrebbero avere la garanzia di essere stimolati da sollecitazioni intellettuali adeguate al loro potenziale, all’interno di una cornice inclusiva. Questa azione si configura come un fattore protettivo centrale per la crescita umana ed intellettuale dell’individuo che, attraverso la possibilità di sperimentare i propri limiti e risorse, imparerà a fare delle scelte utili a progettarsi e a costruire la propria traiettoria di vita. 

A livello legislativo questi studenti non godono ancora di un riconoscimento ufficiale, utile a definire criteri condivisi in merito alle procedure di identificazione e, soprattutto, in riferimento alle azioni didattiche utili al supporto dei loro peculiari bisogni di apprendimento ed emotivo-relazionali. Proprio per questo abbiamo chiesto all’ Avvocato Ermelinda Maulucci, di fare questa breve intervista con noi. L’ Avvocato ha una specifica e certificata formazione nell’ambito della plusdotazione. Questo la rende particolarmente sensibile ai bisogni delle famiglie dei bambini/ragazzi plusdotati, che si rivolgono a lei per ricevere una consulenza e/o per essere accompagnate nella gestione di possibili criticità burocratiche che possono emergere nella relazione con il mondo della scuola, a causa della mancanza di una legge e di aspetti normativi chiari a tutela degli studenti plusdotati. L’intervista vuole essere un aiuto per chiarire alcuni aspetti legislativi, e far luce sullo stato dell’arte in merito allo sviluppo del disegno di legge a tutela degli studenti plusdotati.

Nella speranza che queste informazioni possano essere di aiuto alle famiglie, cogliamo l’occasione per ringraziare l’ Avvocato Maulucci per la disponibilità dimostrata, la sua professionalità e la chiarezza espositiva.

 

Dott.ssa Renati

Sappiamo che per il benessere degli studenti plusdotati, è molto importante la possibilità di essere adeguatamente stimolati all’interno del contesto scolastico, a livello ministeriale ci sono stati una serie di movimenti per cercare di individuare delle linee legislative specifiche. Lei è una delle promotrici di uno dei disegni di legge che è stato presentato in Parlamento. A che punto siamo? Cosa è stato fatto sino ad ora, e cosa possiamo auspicarci per il prossimo futuro?

 

Avv. Maulucci

Ho collaborato alla proposta di legge n. 1607 “Disposizioni per il riconoscimento degli alunni ad alto potenziale cognitivo, l’adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico”, depositata presso la Camera dei Deputati dall’On. Pierantonio Zanettin il 13 febbraio 2019.  

La proposta di legge è l’esito di un lavoro durato diversi anni. Nel 2016 ho depositato una petizione al Parlamento Europeo che è stata sottoscritta da molti genitori e che ha portato al provvedimento di notifica agli Stati membri del 26/2/17 con il quale il Parlamento ha invitato tali Paesi a supportare i bisogni degli studenti plusdotati. E’ stata quindi depositata la prima risoluzione parlamentare sull’alto potenziale cognitivo (la n. 1418/17).

A seguito di tali provvedimenti è nata una mia collaborazione con l’On. Pierantonio Zanettin, che si è dimostrato molto sensibile al tema, all’esito della quale egli ha depositato la proposta di una legge specifica per studenti ad alto potenziale cognitivo. Essa mira a comprendere i bisogni dei bambini e dei ragazzi ad alto potenziale sia sotto il profilo cognitivo che emotivo e relazionale. Si è cercato di sviscerare tutti gli aspetti salienti legati alla plusdotazione in ambito scolastico: il riconoscimento; la collaborazione tra scuole, specialisti e famiglie; l’adozione di piani didattici personalizzati (tenendo conto anche di eventuali doppie eccezionalità); la formazione degli insegnanti; la costituzione della figura del referente per l’alto potenziale nelle scuole; la possibilità di salto di classe ulteriore rispetto a quanto già consentito; l’inserimento della tematica all’interno di programmi universitari per futuri insegnanti, psicologi, medici e operatori socio sanitari.

Si tratterebbe di colmare la lacuna legislativa sul tema della plusdotazione in ambito scolastico. Infatti, il nostro Paese, a differenza di molti altri Stati europei ed extraeuropei, non ha ancora emanato una legge volta a supportare i bisogni degli studenti ad alto potenziale cognitivo.

Ho chiesto all’Unicef di appoggiare tale proposta di legge e l’ente si è dichiarato disponibile a seguirne l’iter parlamentare. 

Attualmente la proposta di legge è stata assegnata alla commissione cultura della Camera ed è in attesa di essere discussa. Mi era stato riferito che fosse pronta ad essere calendarizzata nei primi mesi dell’anno scorso ma l’emergenza Covid e da ultimo la crisi di Governo hanno purtroppo rallentato i lavori. Mi auguro che venga inserita all’ordine del giorno non appena possibile. 

 

Dott.ssa Renati

Ad oggi, a livello di normativa scolastica a tutela degli studenti plusdotati, abbiamo a disposizione solo la Nota Miur n. 562 del 3 aprile 2019, che fornisce chiarimenti in merito alla possibilità di inserire gli studenti plusdotati all’interno dei Bisogni Educativi Speciali (BES), lasciando però ai consigli di classe e ai team dei docenti la decisione sulle strategie da assumere, valutando la convenienza della stesura di un Piano Didattico Personalizzato. A suo avviso, con una situazione così poco definita a livello normativo, come possono muoversi i genitori, ed i professionisti della salute, per tutelare i bisogni degli studenti gifted all’interno dei contesti scolastici? Dobbiamo fare delle distinzioni rispetto agli ordini di scuola?

 

Avv. Maulucci

Sicuramente la citata Nota del Miur, pur con i limiti intrinseci legati alla natura non vincolante del provvedimento e ai presupposti richiesti per l’attivazione facoltativa di un PDP, può comunque essere considerato uno strumento utile in attesa di un quadro normativo più adeguato e completo. Credo però che tale nota da sola possa risultare non esaustiva. Penso infatti che per redigere e attuare un PDP, in modo che lo stesso risulti funzionale allo studente ad alto potenziale cognitivo, sarebbe utile anche che i docenti fossero formati sul tema. 

Può essere certamente di aiuto l’accelerazione per anno scolastico. Essa può essere effettuata seguendo le disposizioni del Dlgs 59/04 per l’ingresso anticipato alla scuola primaria e del Dlgs 62/17 per il salto di classe e l’anticipo dell’esame conclusivo della scuola secondaria di secondo grado. Vi è poi la possibilità di avvalersi del Decreto Ministeriale n. 567/17 che ha introdotto i percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado. Come è noto, gli studenti ad alto potenziale cognitivo hanno molti interessi che li portano ad acquisire in via autonoma conoscenze prima ancora di affrontare gli argomenti in classe e sono più veloci nell’apprendere nuovi contenuti. Queste caratteristiche possono portarli a manifestare minore tolleranza nei confronti delle lezioni che trovino poco stimolanti. Ecco che l’accelerazione di anno può rappresentare un ottimo strumento.

Un'altra possibilità è l’accelerazione per materia nel caso in cui lo studente abbia conoscenze pregresse che gli consentano di poter frequentare una materia nella classe superiore, almeno per alcune ore dell’insegnamento.

Nell’ottica di una didattica inclusiva è sicuramente utile sensibilizzare gli insegnanti promuovendo conferenze e corsi per la loro formazione. Infatti, i docenti, anche nel caso in cui non venga attivato un vero e proprio PDP, possono comunque gestire nella quotidianità i bisogni dei propri studenti, applicando delle strategie e adoperando flessibilità. 

Presso il Miur è stato istituito il Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti ad alto potenziale intellettivo, alle cui riunioni sto partecipando. Il MIUR dovrebbe poi divulgare il lavoro svolto dal Comitato diretto alle scuole italiane di ogni ordine e grado. Esso costituirà un contributo importante per il riconoscimento e la gestione dei bisogni degli studenti ad alto potenziale cognitivo.

A livello europeo segnalo che i diritti dei bambini plusdotati sono stati riconosciuti, oltre che nel citato recente avviso agli Stati membri del 2017, anche indirettamente nella Convenzione dell’Infanzia e dell’Adolescenza ed esplicitamente nella raccomandazione del Consiglio d’Europa n. 1248/94 e nel Parere del Comitato economico e sociale europeo nella sessione plenaria n. 486 del 16-17 gennaio 2013. 

 

Dott.ssa Renati

Lei è un avvocato molto speciale, perché nel suo lavoro quotidiano si occupa anche di consulenze relative alla plusdotazione, in particolare aiuta le famiglie a districarsi rispetto alle normative che riguardano il mondo della scuola. Rispetto alla sua esperienza, ci sono delle situazioni o degli elementi maggiormente ricorrenti a cui i genitori devono prestare attenzione, e sui cui è possibile intervenire? Le chiedo di esporre anche qualche esempio pratico.

 

Avv. Maulucci

Una delle situazioni più ricorrenti è la noia in classe, soprattutto nel primo ciclo di istruzione. Come accennavo, un aiuto importante può essere costituito dal salto di classe, qualora il bambino sia ritenuto pronto anche emotivamente. L’accelerazione per anni scolastici dovrebbe però essere applicata nel rispetto delle norme che ho prima citato per evitare che, nel caso in cui l’istituto scolastico conceda un salto ulteriore rispetto a quanto consentito, si possano poi incontrare problemi per l’iscrizione dello studente al ciclo di istruzione successivo.

Un altro elemento a cui prestare attenzione è la conoscenza pregressa di nozioni che uno studente ad alto potenziale cognitivo potrebbe aver appreso per conto proprio mosso dalla curiosità e dal desiderio di conoscenza. Certamente non è una soluzione cercare di spegnere l’interesse dell’alunno. Si può invece consentirgli di frequentare, in un’ottica inclusiva, una classe superiore in quella materia. Può capitare ad esempio che il bambino o il ragazzo studi autonomamente una lingua straniera e che giunto il momento di iniziare l’apprendimento di quella stessa lingua straniera in classe egli presenti conoscenze già avanzate. A tale proposito posso citare il caso di un ragazzino di prima media che già stava studiando con profitto la lingua cinese e che l’istituto scolastico ha inserito in una classe superiore consentendogli poi di sostenere l’esame HSK per la certificazione ufficiale della lingua presso l’Università insieme agli studenti della classe che lo aveva ospitato.

Vi sono poi dei segnali di disagio che il bambino può manifestare non solo in classe ma anche in famiglia (nel caso di bambini iperadattati essi pur potendo apparire tranquilli a scuola potrebbero poi esserlo meno in ambiente domestico) e quindi sia all’interno che al di fuori del perimetro tracciato dalla nota n. 562/19 del Miur. Queste situazioni, come accennato, possono essere dovute alla pregressa conoscenza dei temi trattati o alla maggiore velocità di apprendimento di nuovi argomenti rispetto al resto della classe. In questo caso, sia in presenza che in assenza di uno specifico PDP, si può chiedere agli insegnanti di adottare qualche semplice strategia, richiamandosi, in attesa di una legge specifica, alle norme sull’inclusione scolastica. L’insegnante, una volta testate le conoscenze, potrebbe permettere allo studente di procedere con un arricchimento (ad esempio eseguire connessioni interdisciplinari sul tema che si sta trattando in classe oppure analizzare un tema nel corso della storia) oppure con un approfondimento (analizzare più nel dettaglio un aspetto studiato) o ancora con la compattazione del curriculum.

Può capitare poi che alcuni bambini plusdotati possano presentare delle situazioni di difficoltà nella socializzazione, che dipendono principalmente dai diversi interessi che appassionano i bambini ad alto potenziale e dall’intensità di conoscenza degli stessi. Per loro può essere più difficile trovare qualcuno che condivida tali interessi e occuparsi di argomenti o giochi che coinvolgono la maggior parte dei compagni. La conoscenza di questa circostanza può aiutare l’insegnante a venire incontro a tale esigenza cercando di favorire l’integrazione, e quindi l’inclusione scolastica, del bambino. Per esempio potrebbe risultare utile affiancargli nelle attività di gruppo altri bambini che possano condividere interessi simili. 

Un’ulteriore situazione che talvolta si verifica è legata ai PDP in caso di doppie eccezionalità. In questo caso capita che i PDP tengano conto solamente della doppia eccezionalità che accompagna la plusdotazione e non di quest’ultima, risultando pertanto poco funzionali. Bisognerebbe che ci fosse una maggiore collaborazione tra scuola e professionisti per riuscire a calibrare meglio questo strumento. Inoltre qualche genitore lamenta che pur in presenza di un obbligo di adottare un PDP, ad esempio nel caso in cui la doppia eccezionalità sia un DSA (Legge 170/2010), ciononostante il piano non venga attuato. In questo caso potrebbe essere utile un intervento per chiedere l’attuazione ex lege del PDP.

Ho constatato che ci sono molti insegnanti che pur non conoscendo i bisogni degli alunni ad alto potenziale cognitivo si dimostrano disponibili a intervenire per supportare i propri studenti plusdotati. In attesa di un quadro normativo più adeguato e completo, si possono applicare le norme alle quali si è accennato prima supportate da colloqui con chi conosce questo argomento, da conferenze sul tema e da corsi per insegnanti. Tutto ciò permette di aprire delle porte e di aiutare questi bambini e ragazzi che, come tutti gli studenti, hanno diritto di ricevere un adeguato supporto ai propri bisogni non solo didattici ma anche emotivi e relazionali.

Ringrazio la Dott.ssa Renati per avermi dato la possibilità di illustrare il progetto di legge sull’alto potenziale cognitivo depositato alla Camera e di analizzare quelli che ritengo possano essere degli spunti legislativi invocabili, in attesa di una legge sul tema, per sostenere i bisogni degli studenti plusdotati.

 

 

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