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12/8/2020

PLUSDOTAZIONE: QUALI SFIDE PER I GENITORI?

di Roberta Renati, PhD
Psicologa-Psicoterapeuta Artemislab

Nel corso degli anni, nel mio lavoro di psicoterapeuta, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con tante famiglie di bambini e adolescenti che hanno chiesto il mio supporto per poter gestire e superare un momento di cambiamento, di transizione evolutiva, o una particolare sfida imposta dalla vita. In particolare, negli ultimi 10 anni ho incontrato e lavorato con molti genitori di bambini e adolescenti gifted che sentivano la necessità di avere un supporto alla genitorialità, perché si trovavano in difficoltà nel gestire alcune peculiarità dei loro figli, le dinamiche famigliari e/o il rapporto con l’istituzione scolastica

Tengo a precisare che credo fortemente che ogni bambino sia speciale, che abbia una personalità unica, caratterizzata da specifici punti di forza e fragilità, ma penso sia importante sottolineare che non tutti i bambini sono gifted. La plusdotazione è una complessa costellazione di caratteristiche dell’individuo che implica un percorso di sviluppo non usuale e, per questo, anche pratiche educative mirate.

I bambini plusdotati hanno delle caratteristiche specifiche, che necessitano di essere riconosciute e comprese, sia dalla famiglia, sia dalla scuola. 

La letteratura scientifica mette in evidenza che questi bambini con sviluppo atipico, sono un gruppo estremamente eterogeneo e possono provenire da ogni realtà di vita e nazionalità, da ogni appartenenza etnica e socioeconomica. Sappiamo che le caratteristiche di un individuo dipendono da uno specifico corredo genetico, che viene però forgiato all’interno della famiglia e dei contesti di vita con cui il bambino si confronta nel suo percorso di crescita. Purtroppo, non tutti i bambini hanno le stesse opportunità, ma tutti i bambini hanno il diritto di essere riconosciuti rispetto alla singolarità delle loro aree di potenziale.


Tipicamente i bambini plusdotati apprendono più rapidamente e in modo qualitativamente differente dai loro pari, conquistano precocemente alcune tappe dello sviluppo cognitivo, e presentano delle specifiche caratteristiche emotivo-relazionali che non sempre rendono facile ai genitori svolgere il loro ruolo educativo. Non fraintendetemi, non sto dicendo che essere plusdotato significa essere “problematico” ma, sto puntando l’accento sul fatto che alcune peculiarità di questi bambini/ragazzi non sono semplici da codificare; anche in virtù dei pregiudizi che i termini stessi con cui le definiamo contribuisce a creare. Infatti, l’immaginario comune su questi bambini/ragazzi, si costruisce anche a causa delle fantasie che suscitano in noi i termini che vengono abitualmente utilizzati per definirli: iperdotato mentale, plusdotato, altissimo potenziale;  parole che definiscono una cornice di riferimento che, spesso, contribuisce a creare ambiguità e aspettative irrealistiche su questi bambini/ragazzi, che non sono “onnipotenti” o dei “geni”.

L’eterogeneità dei profili di questi bambini/ragazzi mette in luce che se da un lato possiamo trovare bambini estremamente autonomi ed equilibrati dal punto di vista emotivo, dall’altro possiamo avere bambini che si nascondono, e faticano ad esprimere il proprio potenziale, o bambini che presentano peculiarità comportamentali che rendono difficile agli adulti di riferimento la loro gestione nel contesto domestico o scolastico. Ricordiamo anche che la plusdotazione non garantisce l’immunità dalle difficoltà di apprendimento o da specifiche patologie. Questi aspetti di fragilità possono coesistere con il profilo di plusdotazione, e vanno prontamente riconosciuti e opportunamente trattati, senza però dimenticare l’importanza di prendersi cura anche delle risorse sottese allo specifico potenziale del bambino.

Una caratteristica dello sviluppo dei bambini gifted, che può mettere in difficoltà i genitori, è quella che noi psicologi definiamo “asincronia dello sviluppo”, per i genitori non è semplice crescere un bambino che sembra avere, al tempo stesso, molte età differenti; che appare un piccolo adulto per il modo in cui si esprime verbalmente e per la complessità e la profondità dei suoi ragionamenti, ma che può faticare immensamente nel gestire le proprie emozioni, la frustrazione che può generarsi dal confronto con la novità, l’imprevisto, e l’errore; senza contare la tensione e il disagio che il bambino può manifestare per il timore di disattendere le aspettative che nutre verso se stesso e le proprie capacità.
Ancora, per alcuni di questi bambini non sempre è facile gestire il mondo relazionale, infatti, alcuni di loro, in virtù di specifiche caratteristiche temperamentali, possono faticare ad aprirsi alla relazione, nel negoziare con i pari i propri interessi e sentirsi così soli. Inoltre per i genitori può essere faticoso gestire la pressante richiesta di stimoli, che arriva fin da quando il bambino è molto piccolo, ed è legata alla curiosità e al profondo desiderio di scoperta e conoscenza che manifesta.

È bene tener presente che già ad un’età molto precoce i bambini pludotati si confrontano con tematiche importanti e profonde, legate a temi esistenziali come ad esempio la morte, la nascita, la religione, l’universo. Questo pone i genitori di fronte alla difficoltà di porsi nella relazione con il bambino, trattando questioni complesse nel tentativo di dare delle risposte. Proprio questa precocità e profondità, può portare i genitori a “dimenticarsi” di avere a che fare con un bambino, questo li può indurre ad avere delle aspettative poco realistiche sul comportamento del bambino, rendendo loro difficile accettare i comportamenti tipici della sua età.  La questione si fa più complessa quando in famiglia ci sono più figli con bisogni unici e differenti tra loro. Non sempre è facile gestire le dinamiche relazionali che vengono a crearsi, i genitori devono “stringere i denti” per stare uniti e mantenere la loro alleanza educativa. Le peculiarità di questi bambini, possono incidere fortemente sul legame genitore e figlio e sulla relazione tra fratelli.

Infine non dimentichiamo il rapporto con la scuola che può diventare un problema nel momento in cui le peculiarità del bambino non vengono riconosciute e/o quando il bambino o l’adolescente mostrano sofferenza e un rendimento scolastico che sembra smentire il dato della plusdotazione.

Proprio per queste e altre ragioni, molti genitori di bambini/ragazzi plusdotati, a differenza dei pregiudizi comuni, possono sentirsi inadeguati, spaventati e disarmati nel gestire il proprio ruolo. Ogni eccezionalità dei figli, comporta un grosso carico di responsabilità, ma a differenza dei genitori di bambini che presentano altri tipi di eccezionalità, le famiglie dei bambini AP sono sole, senza un supporto istituzionale e spesso additate come “elitarie” ed “orientate alla performance”. La disinformazione che è ancora presente in merito a questa tematica, e la mancanza di risorse investite da parte delle istituzioni, si configurano come fattori di rischio per lo sviluppo di alti livelli di stress genitoriale, che possono incidere sul sereno ed efficace esercizio della genitorialità.

Come fare per aiutare i genitori?

Sappiamo che i genitori e le pratiche educative famigliari hanno un ruolo centrale nello sviluppo del bambino, è perciò importante per i genitori dei bambini plusdotati poter accedere a percorsi di supporto mirati, che possano aiutarli a favorire l’armonia famigliare e sostenere lo sviluppo equilibrato delle competenze cognitive e socio-emotive del loro bambino. La ricerca conferma l’efficacia dei percorsi di supporto genitoriale che prevedono il confronto tra genitori all’interno di un gruppo, in presenza o da remoto, gestiti da professionisti esperti nell’ambito della plusdotazione. Attraverso dei cicli di incontri mirati vengono trattati argomenti utili a fronteggiare le sfide della crescita e a gestire con il giusto equilibrio i bisogni cognitivi ed emotivi che il bambino plusdotato manifesta. L’esperienza sul campo maturata negli anni di lavoro con le famiglie ci ha portati a sviluppare questi percorsi alla luce del nostro modello di lavoro. 

Il nostro percorso di gruppo “Genitori resilienti: risorse e strategie per gestire la plusdotazione si sviluppa in 8 incontri di gruppo, e si basa su un paradigma che presuppone una visione positiva dell’individuo e dei sui contesti di sviluppo, che vengono visti come portatori di risorse. Il nostro intervento non mira ad “aggiustare ciò che non funziona” quanto piuttosto a promuovere l’utilizzo delle risorse presenti a livello famigliare, per favorire il benessere del bambino/adolescente e di tutto il nucleo. 

Per informazioni sui percorsi in partenza in autunno condotti da me, potete ascrivere alla nostra segreteria: [email protected]

 

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