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notizie & lenti di osservazione

22/3/2020

Strategie di Sopravvivenza Psicologica alla Quarantena: I VACCINI DELLA RESILIENZA

di Roberta Renati

 

Marzo 2020, è il primo week end di primavera, ieri il sole era caldo e invitava a stare all’aperto, a fare una passeggiata, qui a Pavia si cammina lungo il fiume ed è facile incontrare degli amici e fare capannello, fare due tiri col pallone, prendere insieme un caffè… ma oggi non è come sempre, oggi è tutto diverso, sono giorni che siamo chiusi nelle nostre case, un piccolissimo e contagiosissimo microrganismo è in circolazione e sta minacciando tutto il mondo. 
 
Per tutelare la salute della nostra collettività, il governo ha dovuto prendere delle decisioni drastiche, nel giro di poche settimane, sono stati emanati decreti di giorno in giorno sempre più restrittivi, che limitano la nostra mobilità, le attività che possiamo svolgere e, soprattutto, fin dall’inizio, ci hanno imposto di evitare il contatto con altri esseri umani. Gesti abituali come strette di mano, pacche sulle spalle, abbracci e baci sono stati banditi, anzi, sono diventati forieri di timore per la nostra e altrui incolumità. Le scuole e le università sono state chiuse nel giro di un fine settimana, e non è dato sapere quando e se per quest’anno si tornerà in aula.
 
Le notizie sembrano un reportage di guerra, caduti, feriti, sopravvissuti ed eroi; le immagini corrono veloci e, attraverso i nuovi media, entrano nelle nostre case e ci travolgono. Convogli dell’esercito che trasportano le salme di chi purtroppo non ce l’ha fatta, familiari disperati che non hanno potuto stare vicini e fare un ultimo saluto ai loro cari. Le strutture sanitarie non sono attrezzate per accogliere il bisogno dilagante ed impellente di cure delle persone che hanno contratto il virus, si montano ospedali da campo e si riconvertono spazi per fare spazio a nuovi ospedali dedicati a quest’emergenza. È una corsa contro il tempo. Il personale sanitario è stremato; in prima linea per cercare di salvare il salvabile, e arginare gli effetti devastanti di questa nuova e sconosciuta malattia. Si sperimentano farmaci nella speranza di effetti positivi, e i ricercatori di tutto il globo sono incessantemente al lavoro per trovare il modo di fare screening rapidi e trovare un vaccino. Una luce di umanità e speranza sono i rinforzi che arrivano da lontano, Cuba e la Cina ci vengono in soccorso.
 
Uno scenario struggente, angosciante, spaventoso a cui assistiamo impotenti chiusi nelle nostre case; case che sono diventate opportunità di salvezza e, al tempo stesso, un rischio per il benessere psicologico nostro e dei nostri figli. 
 
Guardo mio figlio con tenerezza e preoccupazione, gli è venuta l’idea di costruire un paracadute “salvavita” … lo vedo alternare alti e bassi, ha una profonda nostalgia della sua quotidianità, mi chiede quando si potrà uscire di nuovo… non ho la risposta. 
 
La cosa più difficile in questa situazione è gestire l’incertezza, l’impossibilità di predire quello che succederà, perché le variabili in gioco sono tante, e soprattutto non dipendono solo dalle nostre scelte. Questa è una sfida collettiva globale. Mai come ora è chiara l’interdipendenza che ci lega, come popolo e come esseri umani. Le scelte di ognuno ricadono e hanno effetti sugli altri. Nulla di nuovo, è così da sempre ma solo oggi sembriamo prenderne coscienza. Siamo tutti nella stessa barca, condividiamo la stessa esperienza, e la riva la potremo raggiungere solo se ognuno farà la sua parte e remerà nella stessa direzione degli altri.
 
Esperienze come questa ci obbligano a guardare in faccia la nostra umana fragilità e ai nostri limiti. A volte ce lo dimentichiamo ma, ci sono cose che non conosciamo e su cui non possiamo avere controllo. Tutto questo ci può far provare confusione e smarrimento, ci disorienta; siamo pervasi da sentimenti di impotenza, ansia, paura e anche rabbia. Queste emozioni però non ci devono spaventare, non sono “giuste” o “sbagliate”, fanno parte di noi e della nostra esperienza, dobbiamo cercare di accoglierle e comprenderle per poterle esprimere e maneggiare al meglio; questo ci permetterà di aiutare anche i nostri bambini a nominare e ad ascoltare le loro, favorendo il loro benessere e rafforzando la nostra relazione.


 
Quali conseguenze avrà su di noi e sui bambini questa esperienza inedita? 
 
Chiaramente nessuno ora può saperlo con certezza, possiamo però cercare di avere un quadro dei possibili scenari, affidandoci alla letteratura scientifica di settore. Lo scorso Febbraio, la rivista The Lancet ha pubblicato un interessante articolo, in cui sono state dettagliatamente  analizzate le evidenze degli studi che hanno approfondito le ricadute psicologiche della quarantena (misura sanitaria utile a prevenire i contagi dovuti a malattie pericolose e/o altamente contagiose, che prevede l’obbligo, per una o più persone, di rimanere confinate nelle proprie case o nei presidi ospedalieri, per un tempo limitato in genere al periodo di incubazione dell’agente patogeno ma che può variare nel caso di quarantene comunitarie ). L’articolo evidenzia come questa condizione di segregazione possa avere risvolti psicologici importanti, che possono emergere anche a distanza di qualche mese dalla fine del periodo di quarantena e perdurare nel tempo. In particolare, emerge come anche il personale sanitario non è immune alla sofferenza psicologica, anzi, si evidenzia come proprio chi è in prima linea, presenti il rischio di sviluppare una sintomatologia post traumatica, distacco emotivo e ansia.
Le persone che presentano una fragilità psicologica e/o relazionale, presente già prima del ritiro, sembrano avere una vulnerabilità maggiore, ed essere perciò più vulnerabili e propensi a manifestare una sofferenza psicologica anche nel periodo successivo la quarantena.
In generale molti degli effetti avversi sembrano essere legati alla limitazione della libertà e alla durata del periodo di quarantena, che dovrebbe essere il più breve possibile. 
A livello generale, durante il periodo di quarantena, gli stressor più rilevanti sono riconducibili al timore per la propria salute e alla paura di contagiare le persone care, alla noia e alla frustrazione connesse alla perdita delle routine abituali, al senso di isolamento, e infine viene segnalato come fattore di stress la poca chiarezza da parte delle autorità sulle motivazioni della quarantena e sulle procedure da attuare per mettersi in sicurezza. Nel periodo post quarantena i fattori di stress più rilevanti sono riconducibili al danno economico subito nel periodo della quarantena, il forte distress socioeconomico sembra perdurare nel tempo ed è un fattore di rischio per lo sviluppo di disagio psicologico, rabbia e ansia.  Non dimentichiamo inoltre lo stigma che può rendere difficoltosi i rapporti sociali. 
 
Assodato che questa situazione può metterci a rischio di sviluppare un disagio psicologico, cosa possiamo fare per proteggerci e prevenire situazioni di sofferenza per noi, i nostri figli e i nostri famigliari?
 
Controllare ciò che può essere controllato e cercare di accettare il resto, non in modo passivo e rassegnato, quanto piuttosto nell’ottica di investire le nostre energie per migliorare la nostra condizione nel “qui ed ora”. In questo momento guardare troppo avanti verso il futuro, può alimentare i sentimenti di disagio, siamo chiamati a non programmare, dobbiamo accettare l’idea di un’agenda senza scadenze a lungo termine, ma che può essere riempita di nuovi “appuntamenti” a breve termine, utili a scandire questa inaspettata quotidianità. Sembra una frase fatta ma, credo fermamente che i vincoli possano diventare delle opportunità; certo, mica è facile, dobbiamo essere aperti e flessibili in un momento in cui sembra mancarci l’aria. Ma stare concentrati su quello che è stato fino a ieri, non può essere di aiuto oggi. Cerchiamo di darci l’opportunità di esplorare nuove possibilità, la vita continua anche in mezzo a questo dolore e a queste limitazioni. Per esempio, proviamo a ripensare a questa distanza relazionale, che è sicuramente molto faticosa ma che non durerà per sempre, come all’opportunità di trovare un modo nuovo di socializzare a distanza, di essere curiosi, di scoprire nuove possibilità e capacità che neanche ci sognavamo di poter mettere in campo. 
 
Per riuscire a rimanere in gioco dobbiamo cercare di arginare i pensieri e i comportamenti che ci intossicano perché ci sono cose che non possiamo controllare e, l’impotenza non fa altro che alimentare i nostri sentimenti di disagio. Quindi dobbiamo cercare di NON:
  • continuare a chiederci “per quanto durerà”, oggi purtroppo nessuno può darci una risposta, ma presto l’avremo, questa condizione non durerà per sempre;
  • pensare in modo ossessivo a “cosa succederà dopo”, anche in questo caso non possiamo fare previsioni certe, non possiamo sapere come questa esperienza ci cambierà e come decideremo di riorganizzare la nostra vita, una cosa è certa, non staremo immobili, ci attiveremo al momento giusto per trovare nuove soluzioni e rispondere ai nostri bisogni;
  • preoccuparci che esauriscano gli approvvigionamenti e le risorse economiche, i beni di prima necessità sono garantiti e il governo sta attivando delle misure per cercare di sostenerci nel superare la crisi, anche in questo caso non sarà facile, ma dobbiamo sforzarci di mantenere aperta la speranza e la fiducia;
  • controllare come si comportano le altre persone, questo ci porta a disperdere le energie e può alimentare i nostri sentimenti di disagio. In questo momento le forze dell’ordine sono impegnate nel far rispettare le limitazioni del decreto. 
Chiaramente, nessuna di queste raccomandazioni ha il potere di cambiare la situazione che stiamo vivendo, ma può aiutarci a salvaguardare le nostre energie e ad essere più presenti con noi stessi ed i nostri cari.
 
In tutto questo, la buona notizia è che ci sono una serie di aspetti che possiamo controllare e gestire; mettere in campo le nostre risorse ci permetterà di percepirci più efficaci e di promuovere comportamenti di tutela ed emozioni positive. Mi piace pensare a questi consigli come dei “vaccini” che ci possono aiutare a mantenere la nostra salute psicologica, e a gestire al meglio la complessità di questa situazione:
  • seguire responsabilmente le raccomandazioni del ministero della salute, in merito alle procedure da attuare, è l’unico modo per mettere in sicurezza noi stessi, i nostri cari e tutta la popolazione.
  • Costruire e mantenere una nuova routine quotidiana. In questa situazione dove tutte le nostre abitudini giornaliere sono stravolte, dove i bambini fanno scuola da casa e hanno bisogno del nostro supporto, dove molti di noi devono lavorare in smart working, diventa fondamentale riuscire a scandire la giornata, definendo nuove routine che permettano a tutti di svolgere al meglio i propri impegni e, al tempo stesso, che possano garantire sia momenti di incontro, sia spazi di decompressione individuali. Alcuni di noi si trovano a condividere spazi ridotti, diventa importante riuscire a gestirli bene. Per i bambini è importante che si cerchino di mantenere il più possibile gli orari abituali per alzarsi, studiare, giocare mangiare e dormire.
  • Continuare a prendermi cura di me stesso anche se sono a casa, stimolando anche i bambini a farlo: curo la mia persona, cerco di mangiare in modo sano e di dormire in modo regolare. Continuare ad avere rispetto della propria persona e ad occuparsi di sé è davvero fondamentale, il rischio di rimanere in pigiama, di non lavarsi e mettersi in ordine “perché tanto siamo a casa o perché non incontriamo nessuno” è un comportamento pericoloso. Cerchiamo di dormire a sufficienza e di farlo fare anche ai bambini (mi raccomando evitate di dormire troppo!). Attenzione al cibo, stare in casa, la frustrazione, ci può portare a mangiare di più e in modo poco sano. Avere una routine ci aiuta anche a definire gli orari più opportuni per fare gli spuntini e i pasti. Cerchiamo inoltre di mantenerci attivi facendo attività fisica, ci sono numerose applicazioni e/o programmi che possono aiutarci a mantenerci in allenamento. Può essere l’occasione di farlo con i nostri bambini e divertirci.
  • Cercare di concentrarsi sulle cose che posso fare e imparare: anche se devi lavorare da casa avrai a disposizione del tempo prezioso che puoi investire per fare dei laboratori o dei corsi online, leggere i libri che hai accumulato nel tempo. 
  • Trovare attività piacevoli da fare a casa, anche con i miei figli: cerca di essere proattivo e pensa a cose concrete che puoi fare anche se sei a casa. Magari ci sono cose che non avevi mai il tempo di fare o che ti sarebbe piaciuto fare ma non riuscivi a conciliare i diversi impegni. Questa può essere un’occasione per dedicarti alle tue passioni e/o per sperimentare qualcosa di nuovo, magari in compagnia dei bambini. Sentitevi liberi di essere creativi e inserite attività nuove nella vostra routine quotidiana, ad esempio un momento serale dove a turno proponete un gioco o un’attività a seconda delle vostre passioni. Questa può diventare un’occasione di condivisione importante.
  • Limitare la mia esposizione e quella dei miei figli alle notizie: rimanere aggiornati sulle informazioni è sicuramente importante ma una sovraesposizione alle notizie e ai social media può contribuire ad alimentare la tua ansia e quella dei tuoi figli. Scegli dei momenti della giornata in cui ascoltare le notizie e, se sei con i tuoi figli, accompagnali a comprendere quanto viene detto, cercando di sostenerli nell’esprimere le loro emozioni. Chiaramente i bambini non devono necessariamente essere messi al corrente tutto, dipende dalla loro età e dalla loro capacità di comprendere ed elaborare i contenuti.
  • Tenere i contatti con le persone care esplorando nuovi modi di comunicare: cerca di mantenere viva la tua rete relazionale, usa la tecnologia per rimanere in contatto ed incontrare gli amici e i famigliari. Curare le relazioni anche a distanza aiuta noi e anche i bambini a mitigare i sentimenti di solitudine e a dare continuità all’esperienza relazionale. Gli strumenti di videochiamata che abbiamo a disposizione oggi permettono anche di poter condividere attività. Stimola i bambini a rimanere in contatto con i loro amici usando strumenti di comunicazione che permettono le videochiamate (es. Skype, Zoom, FaceTime).
  • Usare i miei talenti e, se me la sento, condividerli con gli altri: ognuno di noi ha dei talenti che non sempre ha la possibilità di mettere in gioco, questa può essere l’occasione di riprenderli in mano e condividerli con le persone care. In questi giorni è diventato anche pratica comune postare video con attività, proposte, racconti sul web, con l’intento di restare connessi con gli altri e anche per farli sentire meno soli, se ve la sentite potete anche osare e donare qualcosa di vostro al gruppo di amici, o anche alla collettività. 
  • Non dimenticarmi di essere grato per quello che ho: la situazione che stiamo vivendo è sicuramente molto difficile, non dobbiamo però dimenticarci delle cose belle che abbiamo, anche se ci sembrano piccole. Non lasciamo ossessionare da quello che ci manca ma focalizziamoci su quello che abbiamo. Numerose sono le ricerche che evidenziano come la capacità di coltivare il senso di gratitudine, sia correlata a maggiore benessere individuale e relazionale, nonché all’apertura alla speranza. Aspetto, quest’ultimo che ci permette di affrontare con maggior coraggio le sfide che la vita ci impone.
Infine cercate di essere comprensivi con voi stessi, non chiedetevi troppo, in momenti come questo è importante darsi degli obiettivi realistici e a breve termine. Prendetevi cura dei vostri bisogni, è l’unico modo per riuscire a mantenere l’equilibrio utile a sostenere anche i nostri bambini.

Se doveste sentirvi in difficoltà non abbiate timore di chiedere aiuto, a chi è a casa con voi, confrontatevi con gli amici e, se la fatica non passa, rivolgetevi ad uno psicologo che, anche a distanza, possa aiutarvi a superare questo momento emotivamente difficile. 

 

 

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